La differenza - Stefano Cardinali
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Postato da: zaphod
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- È lì, la differenza tra poetica e politica. È lì.
Ecco, ricomincia la sua litania che non capisco.
- Ma dove, dove sta la differenza?
- Non sta. È lì, la differenza tra poetica e politica. È lì.
Si è fissato e anche oggi non se ne esce. Spero che non si distragga, che mantenga la concentrazione. Forse questa frase che ripete come un mantra lo rilassa, lo aiuterà a liberarsi da disattenzioni dannose per la partita.
- È lì, la differenza tra poetica e politica. È lì.
- Ti prego, Umberto, basta! Non capisco! Se vuoi coinvolgermi devi essere più chiaro. E poi che nesso c’è tra le due cose? Le differenze sono tante, troppe, non una sola che, secondo te, sta lì.
- Non sta. È lì, la diff…
- Si, Si! È lì! È lì!
- … erenza tra poetica e politica. È lì.
Quando si tratta di Umberto ogni discussione è priva di senso. Se decide di non collaborare è inutile anche perdere la pazienza. Però resta il mio migliore allievo, una mente nata per gli scacchi. Purtroppo porta con sé dalla nascita un grave ritardo psichico, una forma di autismo che gli limita ogni forma di comunicazione.
- È lì, la differenza tra poetica e politica. È lì.
- Va bene, Umberto, però adesso smettila.
Ha quaranta anni ma come aspetto ne dimostra venti di più. Nell’istituto dove vive si sono accorti della sua attitudine per gli scacchi e me lo hanno affidato. Dopo una settimana era in grado di battermi con facilità. E dire che sono quasi Gran Maestro! Forse è il più forte giocatore che abbia mai incontrato: razionale, veloce a rintuzzare qualsiasi attacco. La cosa che mi ha sorpreso subito è la sua incapacità a recepire qualsiasi tattica e, nonostante ciò, l’abilità nel difendersi in funzione della vittoria. Un mostro di intelligenza con una sola, immensa tara: ad ogni più piccola distrazione dimentica le mosse già fatte e cancella quelle programmate. È come se nella sua mente la partita venisse resettata. A quel punto non è più capace di ritrovarne il filo e batterlo diventa un gioco da ragazzi.
In questo torneo fatto di incontri a partita unica è giunto in finale sbaragliando tutti in poche mosse. È il candidato alla vittoria. Per fortuna nessuno conosce il suo tallone d’Achille e durante gli incontri è vietato anche solo tossire.
- È lì, la differenza tra poetica e politica. È lì.
- Va bene, Umberto, è lì. Ora pensa alla partita.
- …tra poetica e politica. È lì.
Non c’è verso di farlo smettere. Continua la sua nenia senza dargli voce, muovendo solo le labbra, una lieve colonna sonora che solo lui ed io possiamo sentire.
Attorno ai due contendenti si forma un piccolo capannello di osservatori, quasi tutti giocatori eliminati. Appena un po’ discosto seguo il mio allievo con attenzione. La partita si mette subito al meglio. Tra poco chiuderà il re avversario lasciandolo senza scampo. Osservo le sue labbra ripetere all’infinito la frase ossessiva. Nella sua recitazione noto un particolare che non avevo ancora colto: dopo aver pronunciato le prime due sillabe fa una piccola pausa. Provo anch’io nella mia mente.
È lì.
La differenza tra poetica e politica.
È.
Lì.
Ma certo! La differenza tra le due parole è data dalle due sillabe è e lì!
- Ci sono! - urlo all’improvviso - È e lì fanno la differenza tra poetica e politica!
Una serie di occhiate mi rimprovera in silenzio. Anche Umberto mi guarda ma lo fa con un impercettibile sorriso di soddisfazione.
Mi scuso.
La scacchiera torna al centro dell’attenzione.
Ho appena consegnato la vittoria all’avversario del mio allievo.