[«Sembra impossibile che, a Milano, esistano ancora luoghi come questo, trascurati dal commercio e assediati da uffici, ribalte di corrieri, carrozzerie industriali, trafilerie, depositi, un solo benzinaio nel cui piazzale campeggia, come un reperto archeologico, la pompa della miscela. Non un negozio, un supermercato, una gelateria, una ricevitoria del lotto, nulla, solo la trattoria della Rosa, lì da sempre con la sua vecchia insegna in metallo e legno, raramente ridipinta negli anni. TRATTORIA ROSELLINI si legge nero su giallo in caratteri desueti e sotto, in piccolo, aggiunto a mano con la pennellessa del trenta, BAR e BOCCE.» - Marco Berrettini]
TRATTORIA ROSELLINI
Primo episodio.
Mezzogiorno.
Come d’incanto, tra le tovaglie a quadretti, i cestini del pane e gli aromi di sughi e fritture la vita prende corpo.
Spesse tende verde bottiglia, raccolte a mezza altezza con uno spago grezzo, proteggono i vetri della porta di legno che, aprendosi, aziona la campanella meccanica.
In lontananza echeggia il dodicesimo rintocco, sul bancone due bicchieri in vetro spesso attendono Mario e Donato.
- Pinuccio. Pinuccio ci sei?-
Dalla cucina si sente una voce ripetere il richiamo, ma con tono molto meno gentile.
- Pinuccio, disgrasià! ‘ndue te set? Va che ghè el Mario cal te ciàma.-
- Fa niente, fa niente, volevo solo ...