Un sogno terapeutico – Gobig Onego
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Postato da: zaphod
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- Foto terapia # 4 - i racconti
- Luca gioca da solo - Snaporaz
- Scacchisticamente parlando - Daniela Rindi
- La sfida - Edoardo Micati
- La differenza - Stefano Cardinali
- Finale di partita - Marcellino Iovino
- Uno strano uomo - Donatella Franceschi
- Scacchi matti – Bruno Di Marco
- Il tempo per giocare - Federica De Angelis
- Saggezza - Maria Chiara Biondi
- L’ultima sfida – Annamaria Trevale
- Un sogno terapeutico – Gobig Onego
- Beograd 1994 – Patrizia Birtolo
- Tempo di battaglia – Dr Frank Ripper
- Il gardè – Giada Giordano
- Belgrado – Marcello De Santis
Dunque, la scena che ho sognato è questa: sto in macchina e parcheggio lungo un viale accanto a dei giardini pubblici. Riconosco il paese di mio nonno. Mi avvio verso il belvedere e noto un capannello di anziani intorno a qualcosa che non riesco a scorgere. Mi intrufolo tra il gruppo di spettatori improvvisati e mi accorgo che è in pieno svolgimento una partita di tressette. Tra i quattro giocatori individuo mio nonno, anzi, per meglio dire, noto un uomo che dentro di me so essere mio nonno ma che non assomiglia minimamente al ricordo che ho di lui. Quando mi vede mi sorride indicandomi un piccolo spazio accanto a lui. Gli anziani mi lasciano passare e mi ritrovo seduto sulle sue ginocchia. Ora sono un bambino, cioè, il mio aspetto è quello di uno scolaro con tanto di grembiulino azzurro e fiocco bianco ma ho ancora in mano le chiavi della mia macchina e la sensazione di avere molta fretta. Faccio per scendere però do una botta al tavolo e mando all’aria tutte le carte. Mio nonno bestemmia e mi sculaccia davanti a tutti. Provo tanta vergogna e voglia di scomparire. Comincio a piangere e strizzo gli occhi asciugandomeli col dorso delle mani.
Quando li riapro sto in macchina e cerco di metterla in moto. Non riesco a ripartire perché non ho le chiavi. Devo averle perse urtando contro il tavolino. Esco dall’auto e mi dirigo nuovamente verso il belvedere. C’è ancora un piccolo gruppo di persone. Mi avvicino e tutti si spostano per farmi passare. Seduti, uno di fronte all’altro, ci sono due uomini. Uno dei due ha le mie fattezze e una fascia di spugna rossa attorno alla fronte. Sul tavolo c’è una pistola ad acqua. A turno i due si mettono la canna in bocca e ingoiano un sorso. Dopo tre giri l’altro me impugna l’arma e mi spara uno schizzo d’acqua. Io, che ho letto nella sua mente la stramba intenzione, mi scanso ed evito lo zampillo che colpisce mio nonno, quello della partita di tressette, appostato alle mie spalle. Il vecchio ricomincia a bestemmiare e cerca di acchiapparmi per sculacciarmi ancora ma stavolta sono adulto e scompaio senza piangere.
Sto in macchina ma sono di nuovo senza chiavi. Ho fretta e devo recuperarle ad ogni costo! Scendo dall’auto e vado veloce verso il solito poggio. Per la prima volta dall’inizio del sogno mi accorgo dello splendido panorama che circonda il piazzale e mi siedo su una panchina per ammirarlo. La gioia che provo è pari al forte senso di colpa: ho troppa fretta e devo recuperare le chiavi. Un gruppo di spettatori circonda due persone sedute al tavolino. Uno dei due è il nonno del mio sogno mentre l’altro è mio nonno come lo ricordo io. Sul ripiano li divide una scacchiera. Mi metto carponi alla ricerca delle chiavi e finisco tra le quattro zampe del tavolino. Qualcuno sopra di me grida: “Matto!” Scatto in piedi e faccio saltare la scacchiera e tutti i pezzi che si disperdono sul piazzale. I miei due nonni cominciano a bestemmiare e io mi sveglio.
Ecco dottore, questo è il sogno fatto dopo aver visto quell’immagine. Mi rendo conto che sono troppe le cose che lei dovrebbe spiegarmi e i nostri cinquanta minuti stanno per terminare perciò voglio condensare tutto in due domande.
È proprio sicuro che questo progetto di Fototerapia mi farà bene?
Sa per caso dove diavolo sono finite le chiavi della mia macchina?
novembre 20th, 2009 at 13:41
o Big One!