Vita e opere di Sebastiano Perduto (ep. 5)
Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Novella a puntate
Postato da: Torquemada
[Su cosa si scatenerà, questa volta, il cinismo dell'avvocato Perduto? Chi sarà la vittima di turno? La crisi del suo matrimonio ancora da sistemare, le piante da domare con il napalm - se solo l'avesse -, centraliniste da denunciare e compagnie da spellare. Dopo la diatriba con l'avvocato Vincente e le sue teorie sulla giustizia, ecco un'altra mirabile avventura del personaggio inventato da Roberto Cerisano.]
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VITA E OPERE DI SEBASTIANO PERDUTO (EP. 5)
«Sì, chi è?»
«Sono l’amministratore avvocato, il ragioniere Gisello Conti.»
«Potrebbe giurarlo?»
«Beh… sì sono io. La disturbo?»
«Spero di no. Aspetti ora le apro, devo prima cercare le chiavi. Non si muova Gisello.»
«Aspetto avvocato, faccia con comodo.»
Lo voglio cronometrare a Gisello. Quanto è disposto a starsene dietro la porta. Questo mi indicherà quante caselle dell’esistenza mi dividono da Gisello, nella sua personale visione della gerarchia sociale.
Lo so, lo so tesoro, odi quando faccio questi giochetti, ma tu ora non ci sei e io adoro il Gisello Conti, ragioniere. “Sono il ragioniere”.
Quant’è contento. La sua è una condizione dell’esistenza che s’è guadagnata. E siccome per lui io sono l’Avvocato, e nel suo organigramma dell’esistenza occupo una casella un po’ più in alto, questo gli impone di aspettare. Ora, se io fossi un impiegato di quarto livello mi avrebbe risposto “impiegato, l’aspetto ma si sbrighi, che ho da fare io”; fossi stato un operaio, semplicemente non avrebbe aspettato un bel niente “non ho tempo operaio, chiamami in ufficio.”
Invece io ho studiato, ho fatto le scuole e gli tocca di aspettare. E lo fa volentieri. Non si pensi che ne soffra. Per niente, anzi. Nell’ortodossia del ragioniere Gisello, l’esistenza è una piramide nella quale ha la certezza di occupare un posto. E la presunzione di non essere l’ultimo sasso a terra.
Ma non è il solo. Ce n’è di ragionieri professori dottori di vario genere e certamente sì, anche avvocati, e cavalieri del lavoro e appuntati, ufficiali in congedo, cancellieri deputati e direttori, presidi e presidenti, sindaci assessori e consiglieri. La qualifica non si nega a nessuno ed è sacrosanto pretenderla. Finanche la morte, che benigna tutto ci toglie, nulla può, e l’ultimo addio campeggerà da un triste necrologio che darà atto, urbi et orbi, di chi siamo stati e per sempre saremo.
È ordinato il Gisello, lui fa il suo lavoro come va fatto, attende e mi da del lei. Se fossi un generale ci metterebbe una branda dietro questa porta, e se fossi un vescovo neanche si permetterebbe di venirmi a disturbare. Ma io ho sempre avuto in odio le divise e così mi tocca di parlarci.
Incredibile! cinque minuti. Non hanno aspettato tanto neanche i discepoli della chiesa evangelica. Quelli prima del quinto minuto hanno cortesemente suonato. Ma Gisello non potrebbe; aspettare per lui è la cosa più importante del mondo. Il suo mondo poggia su quest’attesa.
Io dico che tira fino ai dieci minuti e poi bussa. Meno male che l’amore mio è momentaneamente fuori. Mica avrei potuto cronometrare il Gisello.
Da solo a casa ho preso i tempi a vaste categorie merceologiche. I più impazienti sono i letturisti. Sono arrivato a due minuti e venti con quello del gas. Gli evangelici hanno aspettato quattro minuti e cinquanta, ma quelli sono in missione. I Consegna a Domicilio hanno una media di tre minuti, t’appiccicano un adesivo di carta che non si stacca neanche con la benzina e schizzano via. Ma il tempo più basso, imbattibile, un’intenzione di suonata, carica di discrezione, lo ha fatto segnare il postino: cinque secondi. Fa sempre quel tempo. Sono sicuro che anche lui cronometra. Citofona, ti dice di scendere, perché salire manco ammazzato, e dopo cinque secondi ha già scritto e imbucato la cartolina gialla, una malvagia condanna a ore di attesa in fila alla governativa centrale delle poste.
Gisello bussa a undici minuti spaccati. Il record. Gli faccio la foto. Ora apro e gli faccio la foto. Potrei aspettare ancora, perché l’uomo avrebbe atteso ancora un minutino prima di scampanellare ma che diamine, io c’ho da fare e sono quasi le dieci.
«Ecco ragioniere Gisello, corro.»
«Non si preoccupi.»
«Ho cercato dappertutto mi deve credere, niente. Alla fine mi sono rassegnato a prendere il doppione, ma credo di averla fatta aspettare troppo. È che non mi davo per vinto, “Sebastiano trova quelle chiavi” mi dicevo, “che poi sa come va a finire, prendi il doppione e di quelle perse chi se ne ricorda più”. È così che si perdono le cose, o no ragioniere?»
«Dice bene avvocato, ma non si preoccupi, è mio dovere, è mio dovere, e poi cosa vuole che siano cinque minuti.»
«Eh no, ragioniere, sono stati undici minuti, spaccati. Non cominciamo. Lei è preciso lo so, ma io, orologio alla mano, le assicuro che sono passati undici minuti. E se non avessi optato per la soluzione del doppione chissà ancora quanto tempo avrebbe aspettato, eh? no, dica ragioniere la prego, quanto avrebbe aspettato?»
«Beh …avvocato… non si deve preoccupare… e poi vedrà che spunteranno quando meno se lo aspetta. Non le cerchi e vedrà come saltano fuori.»
«Allora non me lo vuole dire?»
«…»
«Il tempo. Quanto tempo avrebbe ancora aspettato? un minuto? cinque minuti? altri undici minuti?»
«Beh… non posso dire… credo altri cinque minuti… sicuramente, si figuri.»
«Cinque minuti? bene, ora mi dica che ho fretta, devo correre in tribunale. Ho un appuntamento con il presidente alle dieci e mezza e quello mica aspetta?»
«Certo, certo avvocato non le faccio perdere tempo.»
«Epperò.»
«Le ho portato la copia dei verbali dell’ultima assemblea, in questa busta. Vede ho scritto “Verbale”. In quest’altra busta bianca le ho messo cinquecento euri che le devo, per quella pratica che mi sta seguendo, e se potesse dirmi a che punto sta? in questa busta con scritto “Condominio”…»
«C’è il conto del condominio.»
«Esatto avvocato, la rata marzo/aprile duemiladieci, e poi ci sarebbero da saldare due vecchie rate, scadute, magari solo quella novembre/dicembre duemilanove, così posso chiudere la contabilità. E se poi avesse cinque minuti… anche domani… una cosa delicata… i soliti pettegolezzi di condominio ma…»
«Domani, domani Ragioniere, e non si preoccupi per la sua pratica: procede ragioniere, procede a gonfie vele niente la può fermare, stia tranquillo, a proposito quanto mi deve ancora?»
«Beh… avevamo convenuto duemila euri.»
«E va bene, come dice lei, mi deve duemila.»
«No no no avvocato, mi sono spiegato male. Avevamo convenuto duemila euri, cinquecento glieli ho dati la volta scorsa, cinquecento oggi, rimangono mille euri. Senza fattura.»
«Solo mille? è sicuro ragioniere? ma cosa vuole la fattura? va bene, io gliela faccio si figuri, quando mi avrà saldato, senza problemi. Io lo dicevo per lei, si risparmiava quattrocento euri. Come vuole. Io fatturo tutto, sempre, si figuri se per quattrocento euri…»
«Ma no, avvocato cosa ha capito, e che ci faccio con la fattura, ma figuriamoci, io che le chiedo la fattura… tra noi liberi professionisti… non bastassero le tasse che paghiamo… e le spese che abbiamo. Mica siamo impiegati noi, che ci passano la sedia e le penne e il computer e la carta. Ma non ne parliamo proprio avvocato.»
«Mi dispiace ma ci deve essere un malinteso, io la fattura non l’avrei fatta per una cortesia a lei, per non gravare le sue finanze. Io le pago le tasse, e ci mancherebbe. Se tutti ragionassimo come ha fatto ora lei dove andremmo a finire. Mi meraviglio ragioniere. Lei, un tipo così… preciso. Ad ogni modo ne riparliamo, ora mi scusi sto tardando con il presidente.»
«Certo avvocato, certo, vada vada, magari ne riparliamo, ci deve essere stato un malinteso, io non intendevo…»
«Il presidente mi attende ragioniere, con permesso.»
«Mi saluti la signora avvocato… e la vengo a disturbare domani, magari… per quella cosa… un po’ delicata.»
«Come no.»
luglio 20th, 2010 at 03:27
Il cinico avvocato è davvero troppo cinico questa volta… da strozzarlo direttamente sull’uscio Ma se la moglie torna, diventa buono o resta st***zo?
luglio 20th, 2010 at 08:05
veramente tende a peggiorare.
però, vorrei dire,
perduto è molto più semplice
e meno cinico
di quanto appaia.
secondo me.
io così l’ho pensato.
luglio 20th, 2010 at 14:42
Questo capitolo in particolare lo presenta come un uomo veramente cinico, ma questo non vuol dire che non piaccia. E’ in linea con il personaggio e visto che conosciamo i suoi “problemi”, lo giustifichiamo, almeno io. Questo episodio mi è piaciuto molto per come è scritto e la “cattiveria” dell’avvocato, un pò fine a sè stessa, non è poi così odiosa. Più che alltro perchè l’oggetto delle sue angherie è un tizio fastidiosissimo e, come spiega Perduto. è uno di quei tizi che si comporta in modo diverso in base a chi ha davanti. Quindi un laido (anche se molto realistico).
L’Avvocato è entrato nel mio immaginario, comunque. Ogni volta che ricevo spam o qualche telefonata inopportuna, vorrei avere un Perduto tra le mani .p
luglio 20th, 2010 at 20:42
Molto meno macchiettistico di quanto rischiava di essere. Anzi, per nulla macchiettistico.
luglio 21st, 2010 at 07:14
l’oggetto delle sue angherie
è il mondo intero.
tutto ciò che lo minaccia
o lo tenta
in qualche modo entra nel suo campo di attenzione.
è cialtrone
ma a me sta simpatico.
credo che però che nella vita lo odierei.
luglio 21st, 2010 at 19:47
ancora ne combinerà,
l’avvocato.
i prossimi capitoli
ne farà delle belle.
sempre con simpatia.
ciao mamma,
mi raccomando la colonia,
stiamo in partenza.
luglio 22nd, 2010 at 22:24
@ cameriere: sono entrata nel “gruppo” e leggo con interesse le vostre mail. Dovete avere un pò di pazienza però perchè sono in ferie e la linea è poco costante. Ho bisogno di rileggere almeno un’altra volta i primi due capitoli (me li sono fatti stampare da mio marito che ci raggiunge domani) e poi provo a buttar giù qualcosa. Per il 31 vi manderò il mio primo contributo… speriamo bene!
Aspettiamo le nuove avventure di quel simpaticone di Perduto allora!
agosto 4th, 2010 at 10:01
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