Vita e opere di Sebastiano Perduto (ep. 6)
Categoria: Assaggi, suoni, visioni e letture, Novella a puntate
Postato da: Torquemada
[Roberto Cerisano, insieme all'avvocato Perduto, stanno accompagnando la nostra estate con cinismo e 'peroncini'. Dal buddismo agli esperimenti psicologici, sembra che la vita e le opere del titolo si stiano avviando verso il fallimento, con una moglie, e una bambina, che non ne vogliono più sapere. E intanto avanzano sogni proibiti.]
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VITA E OPERE DI SEBASTIANO PERDUTO (EP. 6)
Ah, ce ne fossero di ragionieri Gisello Conti. Un brava persona. Niente da dire. Educato disponibile e preciso. Mille euri mi deve dunque. Buono a sapersi. Potevo chiedergli se aveva l’acido per quella pianta nefasta e invece mi tocca di uscire. Va là, diamogli un altro giorno di vita. Che se la goda pure lei questa radiosa giornata di maggio. Un altro giorno ti concedo, fanne buon uso. E voi api, la mensa è finita, andate a fare i vostri rituali d’impollinazione altrove. La casa ha chiuso. Un po’ di decenza che diamine. Baccanali sul mio terrazzo non saranno più tollerati. Troppo a lungo ho permesso concesso, fatto finta di non vedere. E quella che fa? s’arrampica indisturbata sulla colonna del mio terrazzo, da rifugio ad ogni specie di bestia, si concede a rapporti zoofili. Alla luce del sole, senza ritegno. Apre i suoi fiori vergini e osceni al primo che capita. C’ho visto calabroni grossi così penetrare quei petali candidi e profumati. Farfalle e mosconi e ogni cazzo di coso stanno tutto il giorno in fila. Il cactus invece. Viene su dritto tutto d’un pezzo, dignitoso. Un cazzone rigido e fiero. Un eroe. Nessuno lo avvicina o tenta lo stupro. Cazzo, che uomo quel cactus. Un generale. Nella piramide esistenziale del ragioniere starebbe al vertice, svetterebbe come un gonfalone.
Voci di condominio… voci di condominio… mi dovrò preoccupare? in realtà una serie di circostanze potrebbero lasciar credere che… come diciamo noi gente di foro? due indizi fanno una prova. Quell’infima creatura che abita il piano qui sotto. Sempre in finestra allerta. Segue le mosse di tutti e ha una bocca tanto. È disgustosa, vecchia infame. Solo da lei può arrivare. Ma l’aggiusto io, se si è azzardata… non so neanche io cosa potrei farle. Le frantumo la buca delle lettere, le sfascio il citofono, le piscio sul tappetino, vecchia malvagia. Un gran spavento, ecco cosa ci vorrebbe. C’ha tre by-pass la vecchia. Le appendo un topo morto sulla porta così l’ammazzo. Dove lo vado a prendere un topone? nelle paludi? dicono ci siano delle pantegane grosse tanto. Ci vogliono i fucili per farle fuori. E io il fucile non ce l’ho. Poi dici gli americani: entri in un negozio e esci come a Pecos Bill. Diritto di difesa. Sacrosanto, questi americani la sanno lunga, tesoro mio, loro sono avanti. Vedrai, tra dieci quindici anni anche da noi si comincerà a vendere armi, ognuno potrà imbracciare il suo fucile e difendere i suoi beni e la famiglia. Mi vuoi rubare la macchina: Bang. Cosa? dici a me? ce l’hai con me? vorresti il mio Rolex? Bang Bang. Va’ là, tesoro mio, la sicurezza aumenterebbe. Ognuno avrebbe dentro casa la sua una Colt 45 carica e oliata, splendente. Mai visto che buchi fa una 45? e il rumore? una bomba. Apre varchi in mezzo allo stomaco grossi così. E io risolverei il mio problema con la vecchia.
«Pronto sono l’avvocato Perduto, del piano di sopra… sì signora… sì, come sta?… sono contento… e beh certo… alla sua età… ma quanti anni ha… accidenti, e quanti by-pass… ah, solo… non saprei, voci di condominio, male lingue… parlavano di almeno quattro… dice due allora… come vuole lei signora… ahà… ahà…no, dicevo male lingue. Le dovrebbero tagliare, non è d’accordo signora, un taglio alla riunione condominiale e via, e riprovati a parlare… no dicevo che alle male lingue dovrebbero tagliare la lingua, appunto, ma che è sorda?… a sente male. Io, per esempio, se qualcuno, qui nel palazzo, dicesse qualcosa sul mio conto, qualcosa di osceno e infamante, e lo andasse a raccontare in giro e per caso arrivasse alle orecchie di mia moglie, io farei qualcosa di terribile a quella persona, ora non saprei dirle, ma gliela farei pagare in modo crudele, non solo a lei, ma a tutta la famiglia, figli e nipoti… no, no, signora, non dico a lei, mi riferisco a quest’ipotetica persona. Non esiterei a seviziare e uccidere… pronto… pronto signora… non la sentivo più, tutto a posto?… Bene, ci risentiamo signora, io sono quassù, è un attimo. Stia bene…»
S’è fatto proprio tardi. Accidenti. Direi che non ce la posso fare a prepararmi e uscire. Il tempo che mi lavo faccia denti, spunto la barba e mi vesto… ma poi che esco a fare? i telegiornali già lanciano l’allarme caldo e l’umidità e la siccità.
Attenzioni vecchi, per tirare a campare ancora un po’ rifugiatevi nei supermercati, nei reparti surgelati.
Questa è la lobby della grande distribuzione, che all’occorrenza ha siglato accordi con la lobby farmaceutica e il sindacato meteo. Ci guadagnano tutti. Aumentano i consumi degli ipermercati. Queste orde di vecchi con la pensione in tasca che vagano storditi da uno reparto all’altro, e che devono passare almeno la parte più calda della giornata al riparo dal sole, se no tirano le cuoia su qualche panchina o in qualche appartamento. Spesso si ammalano perché il passaggio dalle temperature dei frigo all’esterno non perdona. E vai allora con le medicine. Ogni giorno così. Si alzano, consultano il meteo e scivolano verso super mercato più vicino. Sembrano tartarughe, con la loro pelle seccata dal sole e l’incedere lento. Tartarughine appena nate che corrono verso il mare.
La vecchia qua sotto s’è spaventata. Altroché. Le ci vorrebbe un colpo pure a lei.
VECCHIA TROVATA MORTA DA QUINDICI GIORNI NEL SUO APPARTAMENTO. FORSE UN MALORE DOVUTO AL CALDO. A LANCIARE L’ALLARME UN VICINO DEL PIANO SUPERIORE INSOSPETTITO DALL’ODORE DI CADAVERE DI VECCHIA.
«Ma lei non si è accorto di nulla? possibile?»
«Possibilissimo. Per qualche giorno ho pensato che la vecchia avesse problemi di digestione, sa, l’età. Poi però ho capito che era proprio lei, dall’odore credo, e ho chiamato la polizia per portarla via.»
Che gioia sarebbe. Mi verrebbero a intervistare e mi chiederebbero un sacco di cose sulla vecchia.
«Io la conoscevo bene, avevamo ottimi rapporti di vicinato. Soprattutto dopo il fattaccio… saprà… pare sia stata indagata per la morte del marito; ma poi tutto s’è risolto, per mancanza di prove mi pare dicesse la sentenza. Ma noi abbiamo avuto sempre fiducia, non abbiamo creduto ai pettegolezzi, PERCHÈ I PETTEGOLEZZI FANNO SOLO DEL MALE, non abbiamo creduto che avesse architettato tutto con il suo amante. Quello è venuto dopo, dopo che il marito era morto. Beh subito dopo, ma che doveva fare una vecchia donna sola? aveva ancora sessantacinque anni. Era sempre così audace nel vestire, elegantissima, scollatissima, però se lo poteva permettere con quelle zizze, sì scusi, i seni. Il suo nuovo uomo c’aveva sempre le mani infilate in mezzo alle… al seno, e devo dire che si facevano sentire da lì sotto. Una brava donna onesta e proba, un po’ rumorosa. Casa e chiesa, e quando avrebbe voluto sposarsi quello l’ha abbandonata. Le siamo stati tutti vicini. Andava sempre in chiesa con un velo nero di merletto che le copriva appena il viso e scendeva sul seno, per nasconderlo a Dio. Al prete no però. Eeeh, si dice si dice. Sa, questi preti, una vita con le mani in tasca, a fare da soli, e la signora era molto sexy con quel velo trasparente e la carne sotto. Ma non mi faccia dire cose. Posso dire però, che a Pasqua San Marco e Natale, il prete sempre a benedire il condominio e gli appartamenti. Dio è dalla nostra. Olè.»
Ah, signora Tettamanzi, avessi dieci anni di più insidierei il suo talamo, solleverei quel velo di merlo e scoprirei gli abissi che celano i suoi fianchi, studierei le grinze di ogni piega, resterei in contemplazione dell’incedere del tempo su quel corpo generoso di carne, il grasso e i muscoli come le donne del 1920. Braccia e spalle possenti, lavoratrici, come solo la mamma italiana, cosce robuste, sane, marmoree, salde. E il culo grande e generoso. Un santo culo italiano, sodo ma morbido, bianco. E le tette, color latte, innocenti, la vita. Ah signora Tettamanzi, se ne avessi la forza la solleverei e la farei roteare, ascolterei i sospiri di gioia e mi tufferei nella sua carnalità. Grandi cose per noi ho in mente, daremo scandalo. Saremo all’ordine del giorno dell’assemblea condominiale. Delibere sul nostro affair. La chiamerei “mamma” e lei mi chiamerebbe “piccolo mio”, liberi dall’omicidio. Liberi dalla minacce della fertilità. Ah signora Tettamanzi. Ah signora Tettamanzi. Una scala a chiocciola, piccola, in ferro battuto, scenderebbe dentro la sua stanza, ogni notte aprirebbe il varco; silenzioso come il buio scivolerei nelle lenzuola di satin color carne e sentirei il suo respiro, un tamburo; le tette sollevarsi le spalle allargarsi la pelle contrarsi sotto le mie dita mentre le cosce s’irrigidiscono. Mi dai le terga? ma il mio abbraccio non ce la fa a cingerti, quanta sei. Temi possa giudicarti? “le terga al nostro primo rendez vous? che sfacciataggine signora Tettamanzi.” Io so che il tuo è pudore, un prendere le distanze, ma la cosa non mi indispone, ho una mente stravagante io, ti copro con più ardore. Tum tum tum, il tamburo pompa. Tum tum tum. Ah, signora Tettamanzi. Sono uno spericolato. Stia attenta.
agosto 2nd, 2010 at 12:38
Il titolone del giornale assomiglia tanto a quelli del “mio” Vernacoliere
agosto 31st, 2010 at 16:00
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