Festa di compleanno - V. Di Salvo
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Postato da: zaphod
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- Festa di compleanno - V. Di Salvo
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- L’odore del fato - Stefano Carbini
Quando Sandro mise il primo foglio di carta fotografica sotto l’ingranditore riprovò, come tutti gli anni, quella piacevole sensazione di sentire - di nuovo - il proprio cuore battere forte.
Da molto tempo passava la mattina del suo compleanno in giro per Roma a fare fotografie. Non erano fotografie normali; aveva ideato un “random timer” che aveva applicato alla sua macchina. La teneva appesa al collo e il timer, nell’arco della mattinata, la faceva scattare per 36 volte. Lui non inquadrava, si limitava a passeggiare per la città, o a prendere l’autobus o la metropolitana. A volte andava in motocicletta. Nei giorni seguenti sviluppava e stampava, scoprendo - sempre con curiosità e, a volte, stupore - ciò che la macchina aveva ripreso.
L’idea gli era venuta anni prima, quando vide su internet che una tizia americana aveva fatto una cosa simile per scoprire il punto di vista, e le avventure, del suo gatto.
Quando stampava, Sandro trovava sempre ciò che, durante la passeggiata, gli era sfuggito: dei particolari strani, gli abiti o le scarpe curiose delle persone, momenti di vita fermati per caso. Gli piaceva molto quel tipo di fotografia, la reputava la più vicina alla realtà.
Quel giorno però, sin dalle prime stampe, rimase turbato; c’era qualcosa che non riusciva a mettere a fuoco, e non riusciva - dalle foto - a ricordare bene come fosse andata la passeggiata, né che giro avesse fatto. Erano fotografie fuori contesto, non si capiva che era Roma, non si riconosceva nulla della città; avrebbe potuto essere qualsiasi parte del mondo. E poi non si vedevano quasi mai le persone, ma soltanto angoli di palazzi, spesso l’asfalto. In una un micio annusava l’obiettivo; era come se il timer fosse stato dotato di intelligenza propria e avesse di proposito scattato foto inequivocabilmente “astratte”.
Sempre più angosciato continuava a stampare, per arrivare il più presto possibile all’ultimo scatto che, ne era convinto, avrebbe chiarito quello che - per lui - stava diventando un mistero.
Sapeva anche che sicuramente si sarebbe calmato.
Quando stampò l’ultima foto - le mani bagnate e tremanti - si ricordò tutto.
Si era sentito male, quella mattina, durante la camminata; strani dolori al braccio e mancanza di respiro. Ogni tanto cadeva in terra, e si rialzava a fatica. I passanti cercavano di aiutarlo, ma lui rifiutava garbatamente, sottovalutando l’importanza del proprio malessere.
Alla fine finalmente si rese conto che stava avendo un infarto, e quando arrivò la botta volle scattare lui la foto di quella che sarebbe stata l’ultima immagine che vedeva nella sua vita.
marzo 15th, 2010 at 10:22
Grande Vic! Finalmente anche tu sei dei nostri!