Uno di troppo - Mario Bucci
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Postato da: zaphod
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Non può aiutarti, non può risponderti, non potrà più chiamarti “Giacomo tesoro”, come faceva anche quando eravamo con altre persone e finalmente non dovrò più vergognarmi di avere due papà… o due mamme, non l’ho ancora capita questa storia qui. Si, quella dottoressa dalla quale andiamo una volta alla settimana mi ha spiegato dell’adozione, dell’importanza di avere una famiglia che si prenda cura di me, di quanto sia fortunato ad aver trovato due persone che mi vogliono bene, ma non mi ha ancora fatto capire perché io non posso avere una mamma e un papà come tutti gli altri bambini. Credo ci stia provando, non so bene, mi parla di apparenze alle quali non devo dare importanza, di ruoli che si scambiano, di nuovi tipi di famiglie e che un giorno sarò fiero di farne parte. Mi parla di famiglie con due mamme e della mia, con due papà; mi spiega perché una mamma può fare il papà e perché uno dei miei due papà può essere anche “mamma”. Spesso, quando mi parla, io rivedo l’espressione con cui mi guarda la maestra a scuola quando mi dice di far firmare l’avviso sul diario al mio papà: sembra triste quando i miei compagni di classe ridono. Ridono sempre di me e io sono stufo delle loro risate. Ridono quando, arrivato a scuola, mi chiedono “Chi ti ha accompagnato oggi, la mamma o il papà?”. E’ il modo in cui pronunciano le parole che mi fa venire da piangere. Ridono all’uscita da scuola, sorridono mentre mi passano a fianco, le mani strette in quelle delle loro mamme e dei loro papà, mentre i miei due papà mi stringono forte chiedendomi com’è andata la giornata. E poi la tortura delle recite di Natale e fine anno scolastico, quando vengono tutti i genitori ad assistere alle nostre rappresentazioni. Tutte mamme e papà, a coppie, tranne pochi da soli, e poi i miei due papà: mi vergogno da morire quando parlano con le maestre e tutti gli altri guardano prima loro e poi me, sempre con quel sorriso che non riescono a nascondere. Non vado più alle feste di compleanno a casa dei compagni di classe e non voglio più giocare a minibasket, con i miei due papà che fanno il tifo chiamandomi per nome davanti a tutti. Mi piace andare a casa di Mario a giocare e a fare i compiti. Lui vive solo con la mamma, non so perché non c’è anche il papà con loro, non l’ho mai chiesto. E lui non ha mai chiesto dei miei due papà e non ha mai riso di me. Mi piace la mamma di Mario, a lei non importa che io ho due papà, lei li chiama per nome e ride spesso insieme a loro, soprattutto con Giacomo che è quello che mi accompagna quando vengo da Mario. Mi sa che a lei sta simpatico Giacomo. Mi piace stare con Mario e mi piace la mamma di Mario, ci fa sempre ridere e ci prepara delle buonissime merende. L’altro giorno ci ha aiutato a fare i compiti e quando si è seduta vicino a me, a leggere il mio compito di grammatica, ho sentito il suo profumo, l’odore della sua pelle. Mi è piaciuto, è diverso da quello dei miei due papà. Sarebbe bello vivere con Mario e la sua mamma, forse piacerebbe anche a Giacomo. Forse ora sarà possibile.
Mi resta solo un dubbio, la paura di non aver fatto la cosa giusta: a chi ho dato quel grosso sasso in testa? Giovanni era la mia mamma o il mio papà?