Lascia stare su, non fa per te - Marcello De Santis
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Postato da: zaphod
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Così andrea e susanna decisero di recarsi alla valle carina, su quel “primo colle” a loro ben conosciuto, per la pasquetta.
Mancavano tre giorni ma il tempo, mai come quest’anno - ripeteva susanna - s’era stranamente fermato.
Sua madre non approvava quel fidanzamento; qualcosa in lui non la convinceva; era avanti con gli anni, lei ne aveva ventidue, lui trentasette; ma soprattutto il fatto, noto a susanna, che andrea beveva; e talvolta beveva forte, e allora diventava manesco.
Le diceva: lascia stare, su, (la chiamava così la sua piccola, su). Lascia stare, su, non fa per te.
Ma lei era innamorata.
Si conoscevano da appena sei mesi, sufficienti, rispondeva lei alla mamma, per conoscerlo bene; sapeva che era bravo; e aveva un buon impiego; insomma, un buon partito.
Ciò che non sapeva, susanna, era che le poche volte che andrea restava solo con la madre in casa, mentre lei era in bagno, o quando ancora non rientrava e lui stava là ad aspettarla, la trattava malissimo; sgarbato, ignorante, pieno di sé, sbruffone.
Considerava susanna “sua” e basta; e lei signora si deve fare gli affari suoi, non può mettermi in cattiva luce, Intesi?
Ah, se ci fosse mio marito!
La mamma non riportava niente a susanna per non turbare la sua felicità ma continuava a ripeterle non fa per te, su! sperando che aprisse gli occhi.
Una volta arrivò a minacciarla apertamente ora basta, signora! se m’accorgo che susanna s’allontana per colpa sua, lei farò passare un brutto guaio, capito?
Venne il giorno di pasqua, che passarono insieme a casa di susanna; il ragazzo si comportava bene, ma la sua fidanzata notò che con la mamma non si parlava; e notò anche che questa era triste.
Come restarono sole le chiese, mamma che c’è? niente rispose, niente su, davvero.
Non sei felice mamma,
No, e neppure tu lo sarai, lo sento.
L’abbracciò per rassicurarla ma le vide sul viso una lacrima.
A sera le due donne presero a preparare qualcosa per il dejeuner sur l’erbe per il giorno dopo; metà della pizza ripiena di uova e salumi preparata nei giorni precedenti la pasqua dalla mamma, un salame, uova sode e poco altro. Susanna aggiunse due bottiglie di vino, per andrea, ché lei non beveva.
Tutto in una sacca.
Andarono a dormire; susanna piena di aspettativa gioiosa per la pasquetta, la signora Elsa triste e col cuore gonfio.
Ma la signora Elsa un’ora più tardi tornò in cucina, accese la luce e, tirata fuori la roba dal sacco, trafficò per qualche tempo intorno alle due bottiglie di vino, con una siringa.
Un sole primaverile aveva addolcito l’aria e sui prati già la prime margherite facevano capolino qua e là.
Altre persone avevano occupato il verde pendio della valle carina, ma sul loro “primo colle” c’erano solo loro.
Mangiarono, tra un bacio e l’altro, poi, ormai a pancia piena lui si sdraiò; e cercò il pisolino, ricerca agevolata dalle due bottiglie che s’era scolato.
Lei stette a guardarlo, col sorriso pieno d’amore, e con una leggera brezza tra i capelli; poi felice come mai era stata, s’alzò e s’allontanò in cerca di fiori e di asparagi (ma c’erano già, gli asparagi?)
Quando tornò dopo una mezz’oretta, in una mano un mazzetto di margherite bianche, e nell’altra un solo lungo asparago, andrea, andrea, guarda!
Andrea non rispondeva, adesso era steso a pancia sotto, un braccio che gli copriva la testa.
Andrea, andrea, guarda!
Non gli avrebbe mai risposto.
Accertarono, le autorità chiamate sul posto, che era morto avvelenato, e solo l’autopsia avrebbe chiarito di che veleno.