La donna e il morto - Marcellino Iovino
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Postato da: zaphod
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Il mio nome è Otto Jaspers. Mio nonno Gustav Jaspers fu uno scrittore. Mio padre è stato il poco noto musicista Felix Jaspers. Quanto a me sono un pittore. Sulla qualità della mia opera non mi pronuncio, giacché sono il meno adatto a farlo, giacché il risultato estetico non mi è mai interessato. Forse è stata questa una delle cause del mio insuccesso, come fu per i miei avi, ma anche questo non m’interessa. Io credo in una sola cosa: il processo di creazione; il resto non conta. Ho passato gran parte della mia vita a chiedermi se la capacità di creare è innata o si può imparare. Inutile dire che nella mia famiglia non è mai mancata, ma io stesso non so se sono nato con la creatività o l’ho imparata negli anni e non lo ricordo. Tuttavia ho abbozzato una piccola teoria al riguardo. Secondo me l’arte esiste di per sé nel mondo, come la gravità, ma per agire ha bisogno d’incarnarsi in un corpo, o meglio, in un cervello. Come la gravità mostra i suoi effetti sui corpi, la creatività manifesta i suoi effetti sull’artista.
Questa mia ingenua teoria mi è stata suggerita da un sogno che ho fatto l’altro ieri. Ho sognato un quadro. Un quadro dipinto con la mia tecnica che portava la mia firma. Non ho sognato di dipingere il quadro, ma solo il quadro e basta. Il dipinto raffigurava a colori vivaci una donna dai capelli neri, un prato e un morto in primo piano. Ma ciò che più mi ha colpito è stato il cielo di un’intensità mai vista. Con le mie attuali capacità non sono mai arrivato a un risultato del genere.
Stamani ho deciso di dipingere questo quadro; credo di poterlo terminare in tre giorni, al massimo quattro. In un primo momento avevo pensato d’intitolarlo Assassinio a pasquetta, ma poi ho scelto un altro titolo: La donna e il morto.(La citazione ha sempre un suo fascino). Sulla riuscita del mio lavoro mi sento meno perplesso del solito; che esso sia il dono di un dio, seppur questo si nasconde?
La donna, a lunghi passi sull’erba, passò accanto a Otto Jaspers per accertarsi che il pittore stesse esalando il suo ultimo respiro. Si allontanò di qualche metro, scostò i suoi capelli neri, si mise le mani nelle tasche dei jeans e fissò Otto Jaspers un’ultima volta.
Il cielo era diventato imponente.