Annusapatte - Gobin Onego
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Postato da: zaphod
- Foto Terapia - # 3
- Bellissima - Francesca Lulleri
- Il tempo là dentro s’era fermato - Marcello De Santis
- Semplicemete idiota - Daniela Rindi
- Noia di Caronte - Luca Baldini
- Monologo di un astante - Roberto Ceccarini
- L’Elisa - Edoardo Micati
- La sposa - Fabio Brinchi Giusti
- Mani ostili - Donatella Franceschi
- Primo premio - Nicoletta Berliri
- Annusapatte - Gobin Onego
- Talento: manuale d’uso - Stefano Cardinali
- Il mio amico Salvatore - Stefano Carbini
- L’attesa - Annamaria Trevale
- La scoperta della pioggia - Andrea Giaché
- Umidità - Er cavaliere nero
- Ragnatele - Aldo Ardetti
- Audacia - Catia Balestra
- Rovescio improvviso - Bruno Di Marco
- Audacia - Marcellino Iovino
- Alla stazione - Gabriele Santoni
- Il Simulatore (nascita di un supereroe) - Massimiliano Lanzidei
- Segrete Speranze - Dr. Frank Ripper
- Un passo, e poi bagnarsi - Faust Cornelius Mob
- Forse un altro treno - Federica De Angelis
In America quelli come me li chiamano annusapatte.
Qui da noi non esiste un dispregiativo come quello però una volta, in un libro, lessi che l’investigatore veniva chiamato “occhio privato”.
Tutte e due le due definizioni mi fanno schifo.
Se avete bisogno di me, mi trovate sulle pagine gialle sotto la A: Agenzia Investigativa Privata.
Di solito lavoro per le assicurazioni: prevengo truffe ai loro danni, scopro finti incidenti e falsi infortuni. Ti fotografo, ti filmo e appena ti senti al sicuro e smetti di zoppicare sono cazzi tuoi.
Io non mi occupo di beghe matrimoniali, non mi piace, quello è il lavoro sporco e lo faccio fare al mio socio.
Quella mattina ero solo in ufficio. Stavamo indagando sulla fedeltà coniugale di un direttore di banca e il mio compare era in giro a scattargli foto compromettenti. Mi si presenta un tipo strambo. La prima cosa che dice, dopo il suo nome è: - Faccio lo scrittore. - E sti cazzi? mi viene da pensare. Invece lo guardo con l’aria di chi ha di fronte l’inventore del vaccino contro l’aids. Lui, che capisce quanto io sia grato a Dio per avermi fatto incrociare la sua via, aggiunge: - Ho già pubblicato tre libri. - La mia espressione concede il bis e qui, per fortuna, chiudiamo i preliminari.
- Vorrei far seguire una donna - dice lo scrittore - ho fretta di sapere se la mia ragazza se la intende con qualcuno.
- Quanta fretta? - chiedo impaurito dal fatto che il mio socio sarà occupato anche il giorno seguente.
- Tanta. La mia fidanzata vive con i suoi e voglio sapere cosa fa quando lascia i vecchi da soli. Deve scoprirlo nel più breve tempo possibile.
A questo punto il lavoro sporco che tanto odio rischia di schiacciarmi come un macigno. Decido di giocarmi la carta “almeno fammi ridere”.
- Sono tremila euro al giorno più le spese. - Hemingway tira fuori il libretto degli assegni e ne stacca uno con una cifra che non vedevo scritta da quando c’erano le lire.
- Diecimila possono bastare per i primi tre giorni?
Seguo la donna da due giorni. Piove. NN per il momento. Ieri, dopo essere uscita di casa, è salita sul trenino che l’ha portata all’altro capo della città. “Ci siamo” ho pensato. ” Si allontana perché ha una tresca da nascondere”. Invece, una volta scesa e dopo aver percorso quasi un chilometro a piedi, entra in un capannone insieme ad altre donne. Dopo un quarto d’ora qualcuno esce dallo scatolone di cemento. Faccio un paio di domande e mi raccontano che si tratta di una fabbrica di calzini. Le femmine che stanno uscendo sono le operaie in regola che hanno finito il turno e quelle entrate poco fa sono quelle in nero che lo cominciano. Ecco cosa nasconde la ragazza.
Ancora piove. Anche oggi la donna dello scrittore ha preso il trenino. Esce dalla stazione e apre l’ombrello. I suoi fianchi attirano l’attenzione di alcuni maschi. Scatto l’ennesima fotografia a riprova di un lavoro fatto a regola d’arte che la discolpi dai dubbi del fidanzato inventastorie. L’ondeggiare di quel posteriore attrae più di un moscone ma lei tira dritta per la sua strada e non dà confidenza. Come ieri si infila in fabbrica. La tipa è più pulita del mio conto in banca.
Stampo le foto da consegnare allo scrittore non tradito. Qualcuna è pure bella. Ogni tanto la mia vena artistica riemerge dagli abissi sudici di questo lavoro. L’immagine scattata alla stazione mi colpisce più delle altre, Aggiusto il chiaroscuro e la stampo in bianco e nero.
Per diecimila euro sento il dovere di farlo.
settembre 9th, 2009 at 12:19
Bello, ben scritto e piacevole da leggere, anche se qui sembra fare più che altro da spalla al fratello più grande che segue.