Mani ostili - Donatella Franceschi
Categoria: ...Altro, Foto terapia, Progetti
Postato da: zaphod
- Foto Terapia - # 3
- Bellissima - Francesca Lulleri
- Il tempo là dentro s’era fermato - Marcello De Santis
- Semplicemete idiota - Daniela Rindi
- Noia di Caronte - Luca Baldini
- Monologo di un astante - Roberto Ceccarini
- L’Elisa - Edoardo Micati
- La sposa - Fabio Brinchi Giusti
- Mani ostili - Donatella Franceschi
- Primo premio - Nicoletta Berliri
- Annusapatte - Gobin Onego
- Talento: manuale d’uso - Stefano Cardinali
- Il mio amico Salvatore - Stefano Carbini
- L’attesa - Annamaria Trevale
- La scoperta della pioggia - Andrea Giaché
- Umidità - Er cavaliere nero
- Ragnatele - Aldo Ardetti
- Audacia - Catia Balestra
- Rovescio improvviso - Bruno Di Marco
- Audacia - Marcellino Iovino
- Alla stazione - Gabriele Santoni
- Il Simulatore (nascita di un supereroe) - Massimiliano Lanzidei
- Segrete Speranze - Dr. Frank Ripper
- Un passo, e poi bagnarsi - Faust Cornelius Mob
- Forse un altro treno - Federica De Angelis
Le mani sono nervose e ostili.Le unghie sbiancate mordono la carne.
Il silenzio totale e inumano.
L’aria pesante e rognosa; umidi latrati della donna gettata a terra: il braccio ancora pulsante.
Un breve e sommesso uggiolio; un calcio rapido e violento; un corpo di cenci frementi.
Due sagome nell’ombra si fanno avanti; uno alto, occhiali sottili, naso suino, occhi melmosi scuote la testa e leva le braccia in avanti come a voler temperare la collera di quelle mani nervose e ostili.
La voce morbida e scivolosa
“Può bastare… ” sussurra, le labbra si contraggono e distendono in un battito.
L’altra ombra invece resta immobile; bassa e piccola.
Un uomo calvo dal ventre prominente; gocce di sudore ne rigano il volto, il labbro gonfio e sanguigno, il respiro affannoso, i gemiti repressi.
Lo sguardo umido e sopraffatto fugge al suolo.Un sussulto.
Un conato strisciante.
L’ombra fremente si nasconde nell’ombra.
L’uomo alto al contrario si avvicina al corpo e si china, afferra ciocche di capelli randagie e le strattona con gusto in modo che il volto della donna gli si riveli.
Si abbassa ancora di più tirando la testa verso di sé; adagia le labbra contro l’orecchio e sussurra, sussurra, sussurra.
Il corpo freme, trema, singhiozza, scricchiola.
Le labbra si discostano, il sorriso ancora impresso.La mano abbandona la presa e la testa viene calciata lontano.
“Ora vattene!” un sibilo soave.
Un’ombra sussulta nell’ombra.
Le mani nervose e ostili incrociate al petto, in instabile attesa.
L’uomo alto si trastulla compiaciuto.
La donna brancola alla ricerca della forza e del coraggio per alzarsi e scappare via.
Riesce ad afferrare le scarpe.
Tacchi alti, cinturino rotto.
Le stringe come qualcosa di prezioso.
Arraffa la piccola borsa sgualcita e lentamente striscia verso la porta.
I denti stringono, stringono, stringono.
Le mani stringono, stringono, stringono.
Gli occhi chiusi, una preghiera fra le pieghe del viso, nelle braccia indolenzite, nelle gambe, nelle ginocchia, nel ventre.
I calci, i pugni ancora risuonano nel corpo come un eco protratto all’infinito.
Scariche di dolore e le tre ombre alle sue spalle.
Lo scricchiolio della serratura, il frusciare della porta, il tremolio di una risata poi la luce gelida, feroce e tagliente del neon; un lungo, lungo, lungo corridoio vuoto, lo strisciare di un verme, la corsa lenta, lenta, lenta verso la salvezza.
La corsa lenta, lenta, lenta.
agosto 10th, 2009 at 20:22
bella scrittura, ricca di dettagli, pathos, a coinvolgere oltre il dramma…
red