Audacia - Marcellino Iovino
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Postato da: zaphod
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- Semplicemete idiota - Daniela Rindi
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- Monologo di un astante - Roberto Ceccarini
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- Mani ostili - Donatella Franceschi
- Primo premio - Nicoletta Berliri
- Annusapatte - Gobin Onego
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- Il mio amico Salvatore - Stefano Carbini
- L’attesa - Annamaria Trevale
- La scoperta della pioggia - Andrea Giaché
- Umidità - Er cavaliere nero
- Ragnatele - Aldo Ardetti
- Audacia - Catia Balestra
- Rovescio improvviso - Bruno Di Marco
- Audacia - Marcellino Iovino
- Alla stazione - Gabriele Santoni
- Il Simulatore (nascita di un supereroe) - Massimiliano Lanzidei
- Segrete Speranze - Dr. Frank Ripper
- Un passo, e poi bagnarsi - Faust Cornelius Mob
- Forse un altro treno - Federica De Angelis
Pioveva. Lei procedeva con passo pesante e strisciato, come chi, pur tra mille difficoltà, continua il suo cammino. Qualche schizzo d’acqua che riusciva a penetrare l’ombrello, le bagnava i capelli. Si fermò per un attimo a fissare l’orologio della stazione: erano le tre. Entrò. Nonostante la pioggia, la stazione era gremita di persone. Un signore con occhiali e cappotto tirò fuori una sigaretta e le si avvicinò:
- Mi fa accendere? -, le disse.
- Non fumo.
- Fa niente, grazie lo stesso.
Lei lo seguì con gli occhi mentre si allontanava. Il signore si muoveva quasi a ritmo di danza tra le persone, in cerca di un accendino. Si fermò davanti ad un tizio non troppo alto con la barba di una settimana. Il tizio lo fece accendere, poi il signore col cappotto, come se avesse dimenticato qualcosa d’importante, scappò via senza nemmeno salutare. Lei scrutò il tizio che aveva fatto accendere il signore con il cappotto. Stette due minuti senza muoversi, poi un lampo perforò la sua mente: era Lui. Era molto cambiato, in realtà. Se non fosse stato per i suoi occhi profondi e vivaci, non avrebbe riconosciuto l’uomo che, quindici anni prima, aveva sposato.
Lei fu sul punto di andarsene, ma poi gli andò incontro. Lui la riconobbe quasi subito:
- Ciao -, le disse.
Lei non rispose.
- Come stai? -, le chiese l’uomo.
- Per quello che ho passato, direi bene.
- E la bambina come sta?
- Quale bambina? -, fece lei,- Sara ha quindici anni. E’ una liceale, ormai.
- Ti chiede mai di me?
Lei tacque per alcuni istanti.
- Si, io le dico che sei lontano per lavoro.
- Allora, non le hai mai parlato di…
- No, ma è grande. Prima o poi capirà.
Ci furono alcuni minuti di silenzio.
- Mi dispiace. Mi dispiace, molto. Credimi -, disse Lui.
- In tutti questi anni mi sono chiesta solo perché. Perché lo hai fatto?
Lui non rispose.
Lei sembrava ancora di vederlo mentre scendeva le scale di casa per non tornare mai più.
- Lavori? -, le domandò Lui.
- Certo, ho dovuto trovare un lavoro. Tu non mi hai mai aiutato!
- Mi dispiace, se posso fare qualcosa…
- Adesso? Adesso non puoi fare più niente.
- Potrei venire a trovarvi qualche volta.
- No, è meglio che non vieni. Per Sara sarebbe peggio.
Lui si mise una mano in tasca. Lei lo guardò fisso negli occhi:
- Mi hai fatto male, sai?
- Lo so.
- Mi hai fatto molto male, lo sai?
Non c’era odio nelle sue parole. Lei sapeva di parlare ad un bambino. I bambini quando sbagliano, quando fanno del male a qualcuno, non lo fanno mai con malizia o cattiveria, poiché non sanno mai cosa stanno facendo. Lei l’aveva visto sempre così: un bambino un po’ troppo cresciuto da accudire e rimproverare.
Lui tirò fuori la mano dalla tasca con un pugno di banconote:
- Prendi -, disse,- per Sara.
- Non sono i soldi che mi servono. A me serve un padre per mia figlia.
A quel punto Lei si chiese se qualche volta Lui aveva provato nostalgia di casa, se aveva avuto mai desiderio di rivedere la figlia. Lui la distolse da questi pensieri:
- Ora devo andare, il mio treno sta per partire -, disse.
Le strinse la mano e si avviò verso i binari.
Lei lo seguì. D’improvviso gli gridò:
- Sara è una studentessa modello.
Lui si girò:
- Davvero?
- Si. Oggi ha avuto otto in latino.
- Sono felice.
- E’ una ragazza di grande intelligenza. L’ha presa da te.
Lui sorrise, poi salì sul treno.
Lei sentì che lo stava perdendo una seconda volta. Chiese d’un fiato: - Tornerai?
Lui la guardò, attonito, negli occhi:
e non disse nemmeno una parola.