La sposa - Fabio Brinchi Giusti
Categoria: ...Altro, Foto terapia, Progetti
Postato da: zaphod
- Foto Terapia - # 3
- Bellissima - Francesca Lulleri
- Il tempo là dentro s’era fermato - Marcello De Santis
- Semplicemete idiota - Daniela Rindi
- Noia di Caronte - Luca Baldini
- Monologo di un astante - Roberto Ceccarini
- L’Elisa - Edoardo Micati
- La sposa - Fabio Brinchi Giusti
- Mani ostili - Donatella Franceschi
- Primo premio - Nicoletta Berliri
- Annusapatte - Gobin Onego
- Talento: manuale d’uso - Stefano Cardinali
- Il mio amico Salvatore - Stefano Carbini
- L’attesa - Annamaria Trevale
- La scoperta della pioggia - Andrea Giaché
- Umidità - Er cavaliere nero
- Ragnatele - Aldo Ardetti
- Audacia - Catia Balestra
- Rovescio improvviso - Bruno Di Marco
- Audacia - Marcellino Iovino
- Alla stazione - Gabriele Santoni
- Il Simulatore (nascita di un supereroe) - Massimiliano Lanzidei
- Segrete Speranze - Dr. Frank Ripper
- Un passo, e poi bagnarsi - Faust Cornelius Mob
- Forse un altro treno - Federica De Angelis
“Non si riesce ancora in nessun modo a
comprendere quale sia il pazzo dei due,
dove sia il fantasma, dove la realtà.”
(Luigi Pirandello, La signora Frola e il signor Ponza, suo genero)
“Mi scusi ma credo di non aver ben capito dove è diretta?”
“Giù in città”
“In città?”
“Si, in città. Perché cosa c’è di strano?”
L’impiegato scosse la testa, poi prese le monete della ragazza e le consegnò i biglietti. Era una mattina qualunque in quella stazioncina di provincia. Milena -così si chiamava la giovane donna- aveva incontrato spesso nella sua esistenza quello che i poeti chiamavano il male di vivere. Ma ora era tutto passato. Ora lei si sentiva raggiante e felice. Erano settimane che pensava e ripensava alla sua partenza, ora se andava da quell’ambiente piccolo e soffocante, ora andava a vivere nella grande metropoli, insieme al suo amore che l’attendeva laggiù. Con suo grande stupore quel giorno il treno per la città sarebbe passato di là solo verso le undici del mattino, lei era di almeno quattro ore in anticipo. Ma che strano! E i pendolari che ogni giorno andavano in città per lavoro o per studio? Come facevano? Non potevano prendere quell’unico treno delle undici. Doveva esserci per forza un errore, non riusciva a capire. Aveva chiesto spiegazioni al capostazione ma quello si ero alterato: “Pensi che io abbia voglia di scherzare?” e l’aveva allontanata. La povera Milena era rimasta frastornata e confusa sulla banchina della ferrovia.
Notava che c’era un gran traffico quel giorno in stazione. Ogni mezz’ora circa, puntuale, una gran folla correva da ogni parte per affollare i treni in partenza. C’era un gran trambusto di valige, borsoni, famiglie, piccoli animali. Tutti cercavano di accappararsi un buon posto su quei vagoni che salivano verso la montagna. Lontano dalla città.
Milena aspettava pazientemente il suo treno delle undici. Con la mente immaginava il suo futuro con il suo amore lontano, giù alla metropoli. Pensava ai bambini che avrebbero avuto, pensava al loro nido, alla loro prima notte, alla loro felicità. Quanto l’aveva cercata -la felicità- tutta la vita però alle undici sarebbe passata di lì.
“E’ da molto che aspetta signorina?” le domandò una vecchietta dal viso gentile e scavato.
“Beh si. Non immaginavano che il treno per la città passasse alle undici.”
La vecchia emise un gemito di stupore: “Buon Dio, va in città signorina?”
“Si. Vado in città a vivere con il mio sposo.”
La vecchia sorrise compassionevole: “Ah capisco. Vai dal tuo sposo…”
“Pensavo che ci fossero più treni per la città. Non è strana questa cosa? Come fanno tutti i pendolari?”
“Oh i pendolari! Useranno l’autobus!” ridacchiò l’anziana.
“E ho notato che tanta gente sta andando in montagna. Non trova strana questa cosa lei? Eppure non stiamo in inverno…la neve ormai si sarà tutta sciolta.”
“Già” -rispose malinconica la donna- “ormai vanno tutti lassù. Io resto qua, ormai non ho più nessuno. Che vantaggio avrei ad andarmene?”
Un vecchio treno arrugginito e cigolante si fermò fischiando.
“Oh ecco il mio treno!” commentò Milena.
“Buon Dio, ci sono ancora treni per la città!” esclamò la vecchietta.
“È stato un vero piacere parlare con lei” la salutò Milena baciandola sulla guancia. Quindi salì sul vecchio vagone. La pelle dei sedili era strappata, l’aria era impregnata di sporco e di polvere.
La ragazza si accomodò. Non c’era nessuno, solo un po’ più avanti, nella fila opposta, un signore calvo giocava a scacchi da solo. Il treno ripartì, fuori volava uno stormo.