L’ode - Stefano Cardinali
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Postato da: zaphod
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Il cordless squillò nascosto sotto l’ammasso di appunti di Lino il quale cominciò a sfogliare la carte sul tavolo come un innamorato fa con una margherita. Lo trovo, non lo trovo, lo trovo… eccolo! Appena preso in mano però il telefono smise di suonare. È un numero che non conosco pensò guardando il display dell’apparecchio. Un nuovo trillo lo fece sobbalzare prima di portare il cordless all’orecchio per rispondere.
- Pronto.
-“ L’umidità dell’umile umano porta all’humus l’umore che trasformerà la terra”.
- Pronto? Ma chi è?
- Buongiorno Maestro, mi scusi per la presentazione. Mi chiamo Cosimo Rizzo vivo a Torino e sono un sottufficiale dell’Arma in pensione. Trovo le sue poesie meravigliose. La seguo dalla pubblicazione della sua prima raccolta Aurora a Piazza di Spagna, conosco a memoria le sue Divisioni Temporali, ho amato la silloge Alto Fusto e ho appena acquistato la sua ultima opera Fiume Incenerito. Anch’io, come lei, ho origini contadine e vivo nell’atteggiamento perenne di chi è grato alla natura. Il verso che le ho declamato fa parte di una mia ode intitolata “TERRA, TERRA!” che vorrei pubblicasse sul prossimo numero della sua rivista letteraria.
- La ringrazio per la sua stima ma dovrebbe contattare la redazione e spedire i suoi testi. Le do il numero di telef….
- Io non voglio parlare con intermediari! Io ho bisogno che lei legga il mio testo e che lo pubblichi!
- Senta signor Casimiro…
- Cosimo, Maestro. Ho quasi ottanta anni e non mi resta molto per avere la soddisfazione di vedere stampata la mia opera e per sperare di riportare il Nobel in Italia.
- Le darò due brutte notizie: per avere il Nobel non basta una composizione e io non ho tempo per leggere la sua ode. E poi quei versi che mi ha declamato sono banali e senza spessore, utili semmai per un gioco di parole. Mi perdoni la brutale schiettezza.
- Lei non può giudicare un quadro da una pennellata, una sinfonia da tre note o un romanzo dal titolo! Lei DEVE leggere la mia ode! Un artista con la sua sensibilità DEVE apprezzare la mia ricerca linguistica, la metrica dal ritmo austro-walzeristico, la reiterazione del prefisso a costruzione forzata del verso. Lei DEVE pub….
- Signor Cosimo, apprezzo la sua passione per la poesia ma non mi metta in ulteriore difficoltà: se vuole può mandare il suo materiale alla redazione della rivista. La saluto perché ho da fare.
Senza aspettare replica, Lino riattaccò. Il telefono riprese a squillare inutilmente.
Nei giorni seguenti, Lino dimenticò l’episodio telefonico con quello che aveva definito “il poetASTRO NASCENTE”. Ne aveva parlato in redazione per mettere in guardia i suoi collaboratori poi non aveva più pensato a lui.
Era di nuovo alle prese col disordine della sua scrivania quando qualcuno suonò alla porta.
Lo spettacolo che gli si presentò aprendo l’uscio lo lasciò senza parole: un anziano signore in ciabatte con un liso cappotto di cammello lungo fino ai piedi gli sorrideva. Sotto il paltò aperto si intravedevano una giacca da camera color amaranto e un paio di pantaloni verdi di una vecchia tuta felpata da ginnastica. In testa portava il berretto dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
- Posso entrare? Chiese il vecchio raccogliendo da terra una valigetta di pelle nera.
Ripresosi dalla sorpresa Lino articolò le prime parole:
- Lei chi è?
- Ma come non mi riconosce? Sono Cosimo Rizzo. Ho scritto l’ode che vorrei lei pubblic…
- Si, adesso ricordo – disse Lino tagliando corto.
- Vengo da Torino e ho viaggiato tutta la notte, ho bisogno di sedermi. Vedo che non è molto ordinato - disse posando il piccolo bagaglio sulla scrivania.
- Stavo sistemando i miei appunti. Ho molta fretta. Cosa vuole da me?
- Deve ascoltare con attenzione i miei versi:
Or ch’idea un’orchidea
Della terra è dea. Forse Gea.
E se fosse un dio
Vorrei esser io.
- Cos’è uno scioglilingua?
- Ma quale scioglilingua! Questo è il verso più esplicativo dell’intera ode. In queste parole racchiudo il punto di vista del poeta nei confronti della natura madre: l’ammirazione di chi scrive nei confronti di chi crea colori e profumi che procurano ebbrezza ai nostri sensi.
E l’aroma amaro
Della mora sul ramo
Porta amore nell’eremo.
- Ha provato a collaborare con una rivista di enigmistica? Con i suoi giochi di parole potrà creare rebus, palindromi, anagrammi, certamente non poesia.
- Maestro, il rispetto che nutro nei suoi confronti mi permette di cogliere nel suo consiglio la buonafede di chi non conosce l’opera e ne dà un giudizio affrettato. Ascolti questo passaggio:
L’aratro arretra
E la retta terra
Trae la nuova era
Nell’area che ora è arata.
Stupendo, vero?
- Lei è…è… - non trovando l’aggettivo adatto Lino lasciò cadere le braccia lungo il corpo.
- Per tutta la vita mi sono battuto contro lo stereotipo del carabiniere da barzelletta. Nei quaranta anni di carriera ho dovuto sopportare ignobili battute a sfondo sessuale fatte da colleghi frustrati. Ho dato molto alla Poesia per difendermi dai luoghi comuni che mi circondavano e adesso sono passato a riscuotere il mio credito.
- Ma di quale credito parla? Io non…
- Faccia silenzio! Ho viaggiato tutta la notte per declamare i miei versi. Senta questo:
senza rime dio
è senza rimedio.
Questa è l’esaltazione della poesia senza la quale la creazione non crea azione. Non è meraviglioso?
Nel frattempo Lino cercava di raggiungere il telefono.
- Si sieda e ascolti il Verbo! – disse il vecchio aprendo la valigetta. Quando la richiuse con la mano sinistra reggeva un fascio di fogli e nella destra impugnava una pistola.
– Seduto!
Lino capì solo allora l’origine della sensazione che aveva provato durante la telefonata ma che non era riuscito a definire: era la follia dell’interlocutore. Lo aveva giudicato solo strambo e invece ora sedeva di fronte a lui puntandogli un’arma.
Il primo colpo lo raggiunse alla spalla destra e lo fece indietreggiare col busto. Non ebbe neanche il tempo di urlare che una seconda fitta lo colpì alla coscia sinistra.
- Ora forse si metterà comodo – disse il carabiniere in pensione. – A giudicare dalla quantità di sangue che sta perdendo dovrei averle colpito l’arteria femorale. Le restano ancora pochi minuti prima di morire dissanguato, non li sprechi recitando preghiere e ascolti la mia ode alla terra, terra alla quale si unirà tra poco rendendola più fertile.
- Lei è… è com… completamente… fuori di… se… senno. Avrei dovuto… capirlo … subito…
- Non sprechi il fiato e mi ascolti.
Lino, seduto a terra in una pozza di smalto rosso vivo, chiuse gli occhi. Alle sue orecchie arrivavano le ultime parole che avrebbe ascoltato:
Lode a chi l’ode ode.
Scotto a chi dopo il motto
Col secondo botto
Finirà sotto… terra.
Poi fu come annegare nell’inchiostro.
maggio 20th, 2009 at 19:56
Bellissimo! Vittoria meritata
febbraio 22nd, 2010 at 18:48
Spassoso! Oso Spasso! (il signor Cosimo mi ha contagiato)