Graziano Lanzidei - Prima foto
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Postato da: zaphod
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Il giornale riporta sia le dichiarazioni dei carabinieri che quelle dei manifestanti. Più di mezza pagina dedicata alla notizia, corredata da immagini, per dare un quadro completo del corteo. Spicca quella di un’anziana signora, il crocifisso in una mano e un fazzoletto nell’altra, che cerca di togliere il prima possibile le lacrime dal volto. Poi due pezzi a raccontare le diverse versioni del fatto. L’articolo d’apertura, a quattro colonne, ha un titolo a caratteri cubitali. “Donna colpita da un sasso dei manifestanti”. A sostenerlo il portavoce della caserma ‘A. Ridolfi’, il tenente Angelo Cartaglione, originario del Sud ma nelle valli ormai da 20 anni. E’ un tipo pacifico, sempre impeccabile con quei capelli tirati indietro dal gel e il portamento elegante, con e senza divisa. Lo conosco perché viene al bar ogni domenica, accompagnato dal figlio, a prendere i pasticcini per la famiglia. Nel leggere le dichiarazioni mi sembra di sentirlo scandire le parole, in un italiano senza inflessioni. Nell’articolo sottostante c’è l’intervista al leader del comitato, Yuri Campanaro, che smentisce le forze dell’ordine. Ha trentasei anni, porta i capelli lunghi fino alle spalle e ancora fa avanti e indietro con l’università, a Torino, grazie ai soldi del padre architetto. Sostiene che sia stata una manganellata degli agenti a far piangere la donna. “Mettono a tacere chi dissente con la forza, senza rispetto per i più deboli” e più o meno ripete il concetto per tutto l’articolo. In paese non si fa che parlare d’altro, ma nessuno crede né agli uni né agli altri. Qui al bar, tra un campari e vino, una sambuca e una grappa, c’è chi giura che la versione in realtà sia un’altra ancora. “Sei matto” dicono quasi tutti a mastro Toni, l’ultimo artigiano rimasto in paese che ripara qualsiasi elettrodomestico, quando prova a dire la sua. “Matto è chi si va a fidare di quelli lì” continua a gridare lui al suo dirimpettaio, tra un tresette col morto e uno scopone scientifico. All’improvviso si ferma, s’alza in piedi e inizia ad arringare sia i compagni di gioco che i curiosi che si sono assiepati lì intorno. “Ma almeno lo sapete chi è quella della foto?”. Tutti si limitano a scuotere la testa. “Non sarà nemmeno di queste parti” prova a rispondere uno. Mastro Toni allora sbatte una di quelle sue mani giganti sul tavolo e bestemmia. “Quella è Costanza Marson, la vedova di Paravenni, non vi ricordate nemmeno lui?”. E tutti dicono: “E come facciamo a dimenticarci il Generale?”. Lì fuori, al tavolino, sembrava ancora di sentirlo spiegare i segreti e le strategie di ogni guerra. “La vedevi passeggiare la domenica, dopo la messa, per il corso, abbracciata al marito. Una volta morto il povero Generale, s’è barricata in casa. Mi capita di scambiare due parole quando vado a ripararle la lavatrice o il televisore”. Tutti allora si sistemano sulla sedia, per ascoltare meglio mastro Toni. “E’ fissata con la religione. Dice di parlare con Gesù. Le appare per affidarle dei messaggi da diffondere. L’altro giorno, alla manifestazione contro la TAV, s’era voluta mettere alla testa del corteo. Diceva che il crocifisso avrebbe protetto tutti, avrebbe portato questa valle a vincere la sua battaglia. ‘Me l’ha detto Lui’ ripeteva in continuazione e indicava la croce. Poi, quando s’è resa conto che nessuno le dava retta e, anzi, c’era più di qualcuno che la prendeva in giro, è scoppiata in lacrime e s’è allontanata. Da allora non l’ha vista più nessuno. Nemmeno io”.