Marisa Madonini - La forza e la fortezza
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Postato da: zaphod
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Nelle mani la speranza di non accettare passivamente lo status quo e la mercificazione dell’umano e delle creature tutte. Nelle mani e nella mente, nella parte più sacra e intoccabile dell’uomo la speranza contra spem che non esista solo il roboante, impietoso, sopruso furbesco e vittorioso. Un urlo di giustizia si leva: i profeti fin dall’antiche Scritture lo lanciavano dal deserto o dalla roccia (…visita questa vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato… Salmo 79) per ‘vedere’ e ‘udire’ la vera essenza della creazione e la ‘cosa buona’ dell’inizio che tutti noi cerchiamo nei nostri esodi e diaspore. Tensione di giustizia, di più, d’amore (spietato e doloroso che ferisce e recide per far crescere e dar forma) nel nostro cammino ignoto ma fedele scegliendo di credere oramai che oltre la realtà immediata si sveli una latente possibilità di riscatto. C’è chi sa fare un piccolo gesto, chi sa fondare una grande rete d’aiuti umanitari, chi lotta per la pace e paga di persona, chi scopre un vaccino, chi fa la spesa al vicino, chi scrive un libro epocale rivelando verità scomodissime, chi dirige un’orchestra dai suoni perfetti con mani amorose come quelle sul corpo degli amanti. Il nostro essere non riposa se non nei momenti di riconciliazione con l’essenza del mondo senza reprimerlo o avvelenarlo avvelenandoci. E se la donna continua a gemere nelle doglie del parto e del travaglio che lo precede nella creazione, così la donna, asciugata ogni lacrima, guarderà sorridente il bambino, la nascita, la rinascita, il ritorno della verità che pareva sublimazione e utopia. Compiangersi e lamentarsi non valgono: ha valore il lievito nella pasta, il seme sotterrato che pare morire d’inverno e patisce il gelo, di fronte alla sterilità apparente del suolo. Una fede tra ragione e follia come inspirazione ed espirazione del medesimo respiro.