Fuitina - Carla Faricelli
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Postato da: zaphod
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Ho passato due mesi a spiegarglielo, ma adesso finalmente lo ha capito: d’altro canto non c’è altro sistema, qui funziona così!
Ieri sera ho stipato della biancheria, il bancomat e il cellulare nella borsa; le chiavi di casa e il biglietto invece li ho lasciati sul comodino.
Stamattina uscendo ho fatto attenzione a non far rumore, non tanto per mio padre che ormai è sordo, quanto per i miei fratelli che mi osteggiano sempre.
Fa freddo stamattina, ma sono contenta che Vasilij mi abbia dato appuntamento proprio lì, dove tutto ha avuto inizio. Mi sembra porti bene.
Se ci penso! La prima volta che l’ho visto trasportava due pesanti pali di ferro. Era a torso nudo, sudato e così pallido che veniva voglia di leccarlo, come fosse zucchero filato.
Mi ha sorriso, diretto verso di me con la mano tesa: “Vasilij Moldovanu” – ha detto.
Di solito è molto più timido, ma mi aveva scambiata per un’artista che doveva raggiungerli, e così ci siamo conosciuti. Per me è stato amore a prima vista! Sono annegata nell’azzurro degli occhi di questo figlio della Moldova…
Da allora sono andata a trovarlo ogni giorno; lui mi salutava sempre con un’espressione romena. Significava “Ciao, figlia della terra dei templi”.
Questo è l’Amore!
Così un giorno gli ho proposto di andarci, a vedere i templi; ho detto ai miei fratelli che andavo dalla sarta a cucire, e quel giorno Vasilij mi ha baciata.
Non mi ha preso alla sprovvista, però. Gli ho detto: “È perfetta l’unione di un figlio di fiume e di una figlia di una terra assetata… Portami con te, Vasilij!”
Lui ha riso forte. Poi ha detto: “E i tuoi fratelli? Se ci scoprono, ci sparano!”
Ha un profondo senso della famiglia, lui – come me, del resto! – ed è stato allora che gli ho spiegato questa cosa della fuitina.
Sulle prime non era convinto. Poi ci ha pensato su e alla fine abbiamo iniziato ad architettare un piano dettagliato. Così, la scorsa settimana ho fatto qualche prelievo dal mio conto postale e la cresta sulla spesa, gli ho consegnato tutto – perché i miei fratelli non dovevano trovarmi soldi nella borsa – e ora abbiamo contanti sufficienti per il viaggio, il rientro e il pranzo durante cui annunceremo le nozze. Non voglio che il paese mormori, perciò, a cose fatte, ci sposeremo in chiesa con tutti i parenti. Che emozione!
Vasilij, il figlio del fiume, arricchirà e feconderà questa figlia della terra riarsa… suona così romantico!
Figlio della Moldova, amore mio, dove sei? Sono arrivata!
La cassa è chiusa, la giostra spenta; questo posto oggi mette malinconia… con tutta questa strana nebbia… Oddio, mi piacerà vivere in un circo?
Ma che mi metto a pensare?
Sarà bello di sicuro, andarmene da qui e svegliarmi tutti i giorni accanto al mio uomo di zucchero filato.
Ma tu, figlio della Moldova, dove sei?
Dovevamo vederci dietro al tir, ma devono averlo spostato. Per non sbagliare resto ferma qui, aspetterò seduta su uno di questi seggiolini, tanto il motore della giostra è rotto. Hanno detto che ripararlo costa di più che comprare una giostra nuova: cose da pazzi!
Ma il mio Vasilij non si arrende: ha promesso agli altri che rimedierà lui al problema e io sono sicura che, con quelle sue mani poderose, ci riuscirà.
Ah, Vasilij, dove sei, figlio della Moldova?
Cos’è questo foglio? Sporge da una fessura della giostra, sembra un messaggio d’amore.
“Cara Carmela, ti lascio la giostra per ringraziarti. Ora possiamo comprarne un’altra. Non ti scorderò. Il tuo figlio…”
Di bottana, penso.
“Di bottana! – urlo – Di bottana!”
Ecco, dovrò cercarne un altro…!