Una visione (in)vendibile - Gobig Onego
Categoria: ...Altro
Postato da: zaphod
- Progetto Foto-Terapia - # 2
- Occhi da donna - Pier Angelo Consoli
- Non mi piace la minestra riscaldata - Nicoletta Berliri
- L’eccezione - Maria Borgna
- L’uomo che rideva - Faust Cornelius Mob
- Modello 6 - Luca Baldini
- Ultimo giro - Simona Duranti
- L’orco Gino - Edoardo Micati
- La giostra delle G - Elisabetta Puppo
- Fuitina - Carla Faricelli
- Il cuore è matto - Giuliana Botturi
- Il trottolaio - Matteo Cordella
- Gita al luna park - Ludovica Mazzuccato
- Aperto solo di domenica - Gabriele Santoni
- Fotografia dell’invisibile - Alberto Volpi
- Sincerità - Er cavaliere nero
- Un ricordo (in)delebile - Stefano Cardinali
- Studio 69 - Gianmarco Lodi
- Il gabbiotto della giostrina - Graziano Leoni
- Welcome - Mara Latorre
- Confine - Marco Ferrari
- L’assenza - Roberto Urios Parrelli
- Da Manuela a Silvia, a pensami - Luigi Brasili
- La notte che Salvatore - Bruno Di Marco
- Una visione (in)vendibile - Gobig Onego
- La giostra - Daniela Rindi
- Scatti dell’anima - Stefano Carbini
- Foto terapia 2 - Marcello De Santis
Vedere quello che non c’è è la mia specialità. Qualcuno dice che sono malato, altri mi giudicano un visionario, per alcuni sono solo un tipo stravagante. Io li capisco, lo so che non è facile seguire i miei pensieri senza avere sotto gli occhi ciò che vedo. In realtà non è neanche giusto dire che vedo, io “sento” le immagini, le provo dentro, vibrando mi appaiono agli occhi come se fossero reali. Ma questo l’ho imparato con il tempo.
Cominciò tutto all’improvviso, da un giorno all’altro. Qualcuno mi fa notare che al cinema assisto a scene mai girate e che nei bar attacco discorso con ragazze inesistenti. Compresi che avevo un problema e cominciai la via crucis da un medico all’altro: neurologi, psichiatri, psicologi si alternarono per risolvere il mio caso. “Sono cresciuto in una famiglia felice” dicevo. “Non ho mai battuto la testa” ribadivo all’infinito davanti a quello che ogni volta era il miglior specialista sulla piazza. Analisi, tac, risonanze, lastre, test psicologici e colloqui, colloqui, colloqui…
Poi mi sono stancato. Nulla giustificava le mie visioni ma io cominciavo a conviverci e alla fine ho preso la decisione di non farmi più visitare.
In paese non è stato facile farmi accettare, il timore che fossi pericoloso è serpeggiato per molto tempo. Ho faticato a coordinarmi con quello che vedevano gli altri. Quando stavo in compagnia aspettavo sempre che fossero loro a parlare per primi, comparavo le mie alle loro visioni e poi iniziavo a parlare anch’io facendo finta di scorgere quello che era chiaro per tutti. In questa maniera sono stato accettato: mi adattavo alle loro immagini.
Poi con il tempo ho ricominciato a raccontare ciò che vedevo. Qualcuno, per prudenza, mi ha abbandonato ma la maggioranza ha continuato a frequentarmi.
Un giorno mi ha contattato uno scrittore. Ha detto che aveva sentito parlare della mia qualità (così l’ha definita!) e voleva incontrarmi. Mi ha spiegato che un editore avrebbe pubblicato un libro di storie suggerite da una fotografia e raccontate da vari autori. Quella immagine però non lo aveva ispirato. Cercava il mio aiuto, le mie visioni avrebbero sollecitato la sua penna. Si rendeva anche disponibile a ricompensare la mia virtù e a citare il mio nome.
Accettai. Dopo tanti sorrisi ironici avrei avuto la mia rivalsa collaborando con un artista, il mio nome pubblicato in un libro! Stentavo a crederci.
Ci incontrammo due giorni dopo. Mi mostrò subito la foto e mi chiese di descrivergliela. Gli dissi che vedevo una giostra girare vorticosamente. Bianchi cavalli alati montati da anziani e bambini gareggiavano in evoluzioni volandogli intorno. A destra, in una costruzione illuminata da mille lampadine colorate, giovani ragazze distribuivano dolci, gelati, caramelle. Dissi che sentivo una musica dolce e assordante al tempo stesso accompagnare l’allegria dell’immagine.
Lo scrittore si alzò, mi abbracciò commosso, mi disse che avrebbe scritto la storia più bella del libro e se ne andò voltandosi ogni tre passi per ringraziare e salutare.
Mi ritrovai da solo rigirandomi la foto tra le mani. La giostra vuota e la cassa chiusa mettevano una tristezza infinita. Quella immagine non avrebbe ispirato neanche un visionario come me.
Vi chiederete: e la storia degli anziani e dei bambini? e la musica?
Ho inventato tutto, altrimenti quel povero diavolo che cosa avrebbe scritto?