Il gabbiotto della giostrina - Graziano Leoni
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Postato da: zaphod
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Spazzata a terra e si riapre.
Altra giornata ad aspettare bambini che non giocano più.
Una passata di straccio sui seggiolini.
E pensare che impegnai tutto per questa giostrina.
Un veloce controllo alle catene.
Mi insegnarono a credere in qualcosa e a crederci per sempre, mi dissero che gli ideali e i valori giusti sono e saranno sempre gli stessi. Le giostre, il circo. I sogni dei bambini, mi dissi, non cambiano.
Sbagliai.
Il problema, forse, non è nei ragazzi ma nei valori che gli vengono insegnati, nel tempo che i genitori hanno da dedicargli.
Prepara la cassa tra poco inizierà ad arrivare gente.
I ragazzi di oggi non hanno più valori, mi dicono, non giocano più.
Troppo facile, sembra una scusa.
Prepara i gettoni, non devono mai mancare.
Credo che i valori di oggi siano diversi dai vecchi, non peggiori. Ricordo che neanche i nostri allora piacevano. Magari il loro mondo sarà migliore del nostro.
Intanto scalda le mani, è una giornata fredda oggi, poi tra poco arriveranno.
Il problema è che c’è una grossa crisi nel paese, mi dicono, la gente non ha più soldi da spendere.
Troppo facile, sembra una scusa.
La crisi c’è e si sente ma forse il problema è che ormai il mondo corre troppo in fretta per me, o almeno appare così agli occhi di chi cammina più lentamente. A volte penso che forse basterebbe assecondare il tempo, viverlo dal presente e non stringerlo per le redini cercando di rallentarlo.
Fai girare la giostra per vedere se è tutto a posto, ancora pochi minuti e saranno seduti lì.
Ma perché devo correre insieme al tempo, è dura, è dura rimettersi in gioco e cambiare se stessi a quest’età.
Si stava meglio prima, mi dicono, una volta c’era più umanità. Ora pensano solo a se stessi.
Troppo facile, sembra una scusa.
Ricordo benissimo che allora anche noi volevamo avere tutto. Ora mi vengono in mente tutte le persone che avrei potuto aiutare e trascurai. Anche quando mi chiusi in questo gabbiotto. E’ stato proprio allora che misi tutta la forza che avevo per seguire un sogno, per non diventare mio padre.
E all’inizio funzionò.
Accendi la musica, di sicuro attirerà l’attenzione e inizieranno ad arrivare.
Quando c’è crisi le cose superflue passano in secondo piano. Ma puoi mettere in secondo piano i tuoi figli? Non credo. Forse non lo stanno facendo, forse sono altrove.
No, no, è davvero colpa della crisi.
Troppo facile, sembra una scusa.
Accendi le luci, sta facendo buio.
Forse dovrei chiedermi per chi ho costruito la giostrina, per i bambini o per me? Se lo avessi fatto per loro, per la loro felicità, per dargli la spensieratezza e la gioia che si meritano, allora forse dovrei seguirli nei loro gusti e stare al passo col loro tempo. Ma se non fosse cosi? Se lo avessi fatto solo per me?
Alza un po’ la musica, fai qualcosa!
Si è alzato il vento, il freddo si fa sentire, anche nel gabbiotto.
Forse per questo non arrivano ancora.
Troppo facile, sembra una scusa.
Il gabbiotto della giostrina sembra ormai calzarmi addosso come un giubbotto. Un giubbotto che non mi protegge più dal freddo, ma dal mondo esterno, da quello che mi aspetta al di fuori del piccolo faro che lo illumina.
Questo è tutto il mondo che mi sono costruito.
Si sta facendo tardi, forse c’era una festa in paese.
Troppo facile, sembra una scusa.
È proprio questo che devo capire, è arrivata forse l’ora di uscire da qui? Di affrontare il mondo esterno e farne veramente parte?
Forse sì.
È troppo tardi ormai.
Troppo facile, sembra una scusa.