Gita al luna park - Ludovica Mazzuccato
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Postato da: zaphod
- Progetto Foto-Terapia - # 2
- Occhi da donna - Pier Angelo Consoli
- Non mi piace la minestra riscaldata - Nicoletta Berliri
- L’eccezione - Maria Borgna
- L’uomo che rideva - Faust Cornelius Mob
- Modello 6 - Luca Baldini
- Ultimo giro - Simona Duranti
- L’orco Gino - Edoardo Micati
- La giostra delle G - Elisabetta Puppo
- Fuitina - Carla Faricelli
- Il cuore è matto - Giuliana Botturi
- Il trottolaio - Matteo Cordella
- Gita al luna park - Ludovica Mazzuccato
- Aperto solo di domenica - Gabriele Santoni
- Fotografia dell’invisibile - Alberto Volpi
- Sincerità - Er cavaliere nero
- Un ricordo (in)delebile - Stefano Cardinali
- Studio 69 - Gianmarco Lodi
- Il gabbiotto della giostrina - Graziano Leoni
- Welcome - Mara Latorre
- Confine - Marco Ferrari
- L’assenza - Roberto Urios Parrelli
- Da Manuela a Silvia, a pensami - Luigi Brasili
- La notte che Salvatore - Bruno Di Marco
- Una visione (in)vendibile - Gobig Onego
- La giostra - Daniela Rindi
- Scatti dell’anima - Stefano Carbini
- Foto terapia 2 - Marcello De Santis
Era finalmente arrivato il momento più atteso dell’anno scolastico: il giorno della gita al grande Luna Park.
Solo per Tommy era una giornata schifosamente uguale a tutte le altre, sempre ventiquattrore a lottare con quella gamba di resina e a fingere che vada tutto bene.
Chiunque lo conoscesse era portato a pensare che si fosse abituato alla protesi, visto che la sua gamba di pelle e ossa l’aveva persa all’età di due anni a causa di un terribile incidente in auto; ma sarebbe bastato rifletterci un attimo per capire che non ci si può abituare a non correre e a non saltare come fanno tutti gli altri bambini. Semplicemente ci si adatta. Ed era proprio ciò che aveva fatto Tommy nei suoi dodici anni di vita, si era adattato a convivere con quell’handicap nascondendosi dietro uno stereotipo di normalità.
Il suo handicap si notava solo dal suo modo di camminare, infatti non teneva il passo del gruppo, come se seguisse la cadenza di un altro tamburo. Infondo bastava lasciarlo camminare secondo la musica che sentiva, indipendentemente da suo ritmo o da quanto fosse lontana.
Anche quel giorno al Luna Park, la sua camminata si distingueva da quella dei compagni. Per ultimo arrivò davanti alla giostra delle montagne russe. Tutti erano già saliti, solo il primo vagone era rimasto vuoto, così Tommy si sedette in quello. La giostra si mise in moto. I passeggeri gridavano un po’ per l’euforia e un po’ per scacciare il brivido della vertigine. Un giro della morte, un altro e un altro ancora.
Tommy non diceva nulla. Si teneva aggrappato al maniglione d’acciaio. La forza di gravità sembrava rendere ancora più grandi i suoi occhi verdi.
Improvvisamente il biscione di vagoni sembrava impazzito, invece di rallentare prendeva sempre più velocità e sembrava non volersi fermare. Cominciò a diffondersi il panico soprattutto quando passando davanti allo sgabuzzino della partenza, videro il manovratore mettersi le mani nei capelli.
Ad ogni curva il trenino folle sembrava deragliare. Non c’era un minuto da perdere. Tommy lo aveva visto fare in qualche film con
una sbarra di ferro, ma lui l’unica cosa che aveva era la sua gamba finta. Senza pensarci troppo la sganciò dalla coscia e nel tratto più tranquillo della corsa cominciò ad usarla come un freno contro la ruota centrale della suo vagone. Non avrebbe dovuto rompersi visto che il suo legittimo proprietario l’aveva già collaudata per spaccare noci. Scintille incandescenti si scatenarono tra il binario, la ruote e il freno improvvisato.
Tommy ci mise tutte le forze che aveva, finché finalmente il biscione cominciò a rallentare, per arrivare infine a fermarsi nel punto dove era prevista la discesa.
Dopo un attimo di silenzio, giusto il tempo di ritrovare la lingua rapita dalla paura, e tutti i suoi compagni cominciarono a gridare che era un eroe.
Un compagno lo aiutò a sollevare il braccio in cui teneva la sua protesi, che veniva così innalzata al cielo come un trofeo un po’ malconcio e bruciacchiato. Tommy se ne stava attonito mentre gli addetti al soccorso gli andavano incontro.
Solo dopo qualche giorno si rese conto che ogni handicap può diventare un fanta-handicap perché tutti sappiamo fare qualcosa di fantastico anche con una gamba sola!
Magari non fermerai una giostra impazzita, ma puoi salvare il mondo anche con un sorriso.