La notte che Salvatore - Bruno Di Marco
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Postato da: zaphod
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“Alle giostre! Alle giostre!”
Salvatore si affrettava con il suo carrettino di bruscolini. Le giostre attiravano gente e quindi buoni affari. Ombrello sotto braccio e cappello in testa, a passi brevi ma veloci, girò l’angolo pronto a rispondere al saluto di tutti, che Salvatore “il sindaco” lo conoscono tutti e tutti ascoltano le sue incredibili idee per abbellire la città facendosi grandi risate.
Rimase a bocca aperta. Nessuno sulla giostra dei “calcinculo” o a fare la fila alla cassa, nessuno in giro a passeggiare, nessuno a chiamarsi l’un l’altro da lontano, nessun bambino a piangere per lo zucchero filato. Nessuno.
“Mi fanno sempre gli scherzi, si sono nascosti”
Posò il carrettino e cominciò ad affacciarsi agli angoli nascosti.
“Cucù! …cucù!”
Al quarantesimo cucù Salvatore si arrese: non c’era davvero nessuno.
Si sedette e si grattò la testa.
All’improvviso due figure si materializzano di fronte a lui. La prima somigliava ad una lavatrice con i piedi, la seconda ad un bidone aspiratutto. Quando il bidone cominciò a parlare Salvatore li guardò con curiosità.
“Salvatore, veniamo da un pianeta lontano. Questo è l’ambasciatore e io il portavoce. Siamo tecnologicamente molto avanzati e le nostre città gareggiano per superarsi in bellezza ed efficienza, ma il nostro limite è la fantasia. Ti spiamo da anni ispirandoci alle tue idee.”
“Si?”
“L’edizione scorsa abbiamo realizzata quella dei fuochi di artificio che esplodendo facevano le immagini dei santi, per questa l’idea del mare in città”
“Si ma sopra, così quando cammini per strada alzi una mano e ti prendi un pesce”
“Proprio quella, un grandissimo successo”
“Bello … bello”
“Per ringraziarti realizzeremo le stesse cose qui nella tua città”
“Si, saranno contenti tutti i bimbi … gli amici”
“No, loro no”
“Ma si, a loro piacciono i fuochi di artificio, il mare e…”
“No, li porteremo via. Deridono le tue idee, non le meritano. Rimarrai solo tu”
“Nessuno? Gli amici? Il compare?”
“Nessuno”
“E mi’ fratello?”
“Nessuno”
“No … i bimbi… gli amici …la comare …e per loro che voglio fare tutto, è per loro il mare, il cinema con la banda e i fiori che si gonfiano e diventano sedie…” e cominciò a colpirli con l’ombrello, prima la lavatrice e poi il bidone, finché un raggio uscì dall’oblo della lavatrice paralizzandolo.
“Ehm … un momento, forse troviamo un accordo”
disse il bidone e cominciò a girare intorno alla lavatrice il cui oblò continuava a cambiare colore fino a che si assestò su un lillà pallido.
“Facciamo un patto: tu continuerai qui sulla terra insieme ai tuoi amici ad inventare nuove idee e noi avremo il diritto di sfruttarle sul nostro pianeta.. in esclusiva. Stampo subito un atto, visto che sono un modello traduttore-notaio … l’ambasciatore con suo laser lo sigla … e ora a te”
Salvatore, ancora arrabbiato, ci sputò sopra.
“Il tuo DNA in forma salivare va più che bene. Il patto è sancito. Addio Salvatore”
Le luci, la giostra e la musica cominciano a funzionare lentamente, per poi accelerare ed intensificarsi fino ad un livello quasi insopportabile, e quindi ritornare alla normalità. Salvatore,che aveva chiuso occhi e orecchi, li riaprì piani piano ritrovandosi al centro della festa con la giostra dei “calcinculo” che girava piena di gente, la fila alla cassa, altri che passeggiavano, altri ancora che si chiamavano da lontano, un bambino che piangeva per lo zucchero filato. Si guardò intorno con gli occhi lucidi incantato, finché si sentì tirare per la giacchetta
“Salvato’, me lo dai o no ‘sto pacchetto di bruscolini?”