L’uomo che rideva - Faust Cornelius Mob
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Postato da: zaphod
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- L’uomo che rideva - Faust Cornelius Mob
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1
La traccia pallida di blu nella luce lattiginosa dell’alba appartiene alla notte, che di andarsene oggi non ne vuol proprio sapere.
Seduto su un seggiolino del vecchio calcinculo, lascio che il freddo tagliente del primo mattino m’impregni come si deve per rendere più piacevole il mio rientro a casa.
Ascolto i cigolii di assestamento dei trenini arrugginiti e lo sbattere delle ante chiuse male dei baracchini dello zucchero filato ormai pericolanti. A un orecchio distratto il mio deposito , dove gli zingari portano le giostre male in arnese oltre ogni rabbercio, potrebbe sembrare un posto silenzioso, ma con la pazienza dei miei anni le sento lamentarsi, vecchie rompicoglioni non meno del sottoscritto.
Bene, è ora di farsi una doccia e poi buttarsi a pesce sul materasso.
Scricchiolando in armonia con quel che ho intorno, faccio leva sulle mani per mettermi in piedi con tutta calma. Trascinando i passi sul terreno polveroso, arrivo sino al Tunnel dell’Orrore, ne imbocco l’entrata, e mi lascio cadere di peso in una vettura. Con un gesto automatico sfioro un comando sulla fibbia del cinturone e la struttura si mette in moto borbottando. Sibilando, una finta parete si sposta rivelando l’entrata segreta del nascondiglio dell’Uomo che Ride, il ghignante flagello del crimine che, per la cronaca, sarei io.
Poco originale? Forse, ma quando ho iniziato la gente ci andava ai matti. Su di me è stato trasmesso persino un radiodramma.
2
Con gli occhi e con le dita, leggo la mia storia recente scritta sul corpo in caratteri rossi e violacei.
Ogni livido è una guardia tenuta bassa.
Ogni fitta è una schivata quasi in ritardo.
Ogni crosta di sangue, un salto misurato male.
Funziona così. Ci sono colleghi che sanno volare, che fermano le pallottole con la pelle e demoliscono i palazzi con il suono della voce. Io, invece, faccio affidamento su riflessi ogni giorno un pelo meno pronti del giorno precedente e su di un fiato che scarseggia sempre un po’ prima. Certo, non è granchè, ma dovrà bastarmi per affrontare un vecchio che non vuole accettare la realtà.
3
La poltrona sembra scottare. Non passo cinque secondi nella stessa posizione. Di nuovo, controllo che il segnale in cuffia sia forte e chiaro. Nervoso. Agitato. Come alla mia prima uscita.
Li ho preparati bene, i ragazzi, e il lavoretto è semplice, traffico d’armi giù al porto. Che cosa ci posso fare?
Uno a una certa età diventa apprensivo. Trasmetto le ultime istruzioni e collego le webcam.
Gli Uomini che Ridono, i ghignanti flagelli del crimine, sono in giro. Siete avvertiti, manigoldi.