Un ricordo (in)delebile - Stefano Cardinali
Categoria: ...Altro
Postato da: zaphod
- Progetto Foto-Terapia - # 2
- Occhi da donna - Pier Angelo Consoli
- Non mi piace la minestra riscaldata - Nicoletta Berliri
- L’eccezione - Maria Borgna
- L’uomo che rideva - Faust Cornelius Mob
- Modello 6 - Luca Baldini
- Ultimo giro - Simona Duranti
- L’orco Gino - Edoardo Micati
- La giostra delle G - Elisabetta Puppo
- Fuitina - Carla Faricelli
- Il cuore è matto - Giuliana Botturi
- Il trottolaio - Matteo Cordella
- Gita al luna park - Ludovica Mazzuccato
- Aperto solo di domenica - Gabriele Santoni
- Fotografia dell’invisibile - Alberto Volpi
- Sincerità - Er cavaliere nero
- Un ricordo (in)delebile - Stefano Cardinali
- Studio 69 - Gianmarco Lodi
- Il gabbiotto della giostrina - Graziano Leoni
- Welcome - Mara Latorre
- Confine - Marco Ferrari
- L’assenza - Roberto Urios Parrelli
- Da Manuela a Silvia, a pensami - Luigi Brasili
- La notte che Salvatore - Bruno Di Marco
- Una visione (in)vendibile - Gobig Onego
- La giostra - Daniela Rindi
- Scatti dell’anima - Stefano Carbini
- Foto terapia 2 - Marcello De Santis
Non mi aspettavo che l’editore volesse servirsi di nuovo della mia penna.
L’idea di una raccolta di racconti figli di un’unica fotografia non è male, ci sono lettori che amano variazioni di stile nello stesso libro. Poi è il mercato che decreta la riuscita di un’operazione e la precedente pubblicazione ha venduto centomila copie: un sorprendente successo!
Quando la prima volta fui contattato per partecipare a questa antologia di racconti, mi sentii lusingato e accettai subito. Purtroppo scrissi una storia forzata, troppo in linea con la fotografia che doveva ispirarla e per di più priva di ironia. La spedii ugualmente. Mi aspettavo un rifiuto e la preghiera di scriverne un’altra che fosse all’altezza dei precedenti racconti. Al contrario, dopo due settimane arrivò l’assegno che il mio agente aveva concordato. Ero sicuro che il mio testo fosse piaciuto ben poco ma che i tempi ristretti per la stampa avessero giocato a mio favore. Questo significava, secondo il lato ottimista della mia personalità, che mi ero bruciato per sempre. Invece fui chiamato di nuovo per cercare di bissare il successo del libro. Squadra che vince non si cambia: è questa la filosofia di mercato. Se poi la qualità latita, beh… chi se ne frega!
La nuova fotografia mi arrivò per e-mail. Quando aprii l’allegato un ricordo tristissimo prese il sopravvento: avevo otto anni ed ero eccitatissimo al luna park, per la prima volta in compagnia di mio nonno. Volli andare sui calcinculo e lui, davanti alle mie insistenze, non disse di no. Appena saliti cominciò a spingermi per farmi acchiappare il fazzoletto rosso che ci avrebbe regalato un giro gratis. Nonostante i suoi e i miei sforzi, dopo pochi giri il pezzo di stoffa fu preda di un altro bambino. Mi voltai per cercare in lui uno sguardo di conforto ma lo vidi col capo reclinato, un corpo inanimato in balia delle forza centrifuga della giostra. Un infarto lo aveva colto nello sforzo di regalarmi quell’obiettivo.
Chiusi l’allegato. Quella giostra bianca, fredda e la cassa chiusa avevano riaperto la voragine dentro me. Per questo mi fu impossibile raccontare qualcosa che avesse a che fare con quella foto. Ogni volta che provavo a immaginare una storia la morte di mio nonno si frapponeva, come un muro alto tre metri, tra me e la mia fantasia.
Stavo per rinunciare al racconto, disposto a pagare la penale alla casa editrice, quando un amico medico mi parlò di un paziente di un suo collega. Si trattava di un folle visionario che aveva la capacità di vedere e vivere momenti inesistenti. Il suo disturbo, rarissimo e incurabile, era l’ultima speranza per avere un’idea, uno spunto per scrivere il mio racconto. Così lo contattai e, facendo leva sull’importanza della sua “virtù”, lo convinsi ad aiutarmi.
Guardò la foto per pochi istanti e chiuse gli occhi: disse che vedeva ippogrifi montati da giovani e vecchi volare attorno alla giostra in movimento. Allora l’immagine di mio nonno che montava un bianco cavallo alato mi si stagliò davanti. Lo vidi staccarsi dagli altri e volare lontano fino a scomparire dalla mia vista.
Pieno di commozione mi alzai e abbracciai quel folle con le lacrima agli occhi. Per la prima volta, dopo oltre trenta anni, una nuova immagine si sovrapponeva a quella della morte di mio nonno. La distorceva, la cancellava. Poca importanza aveva se il tipo strambo avesse davvero avuto quella visione: quello era il pezzo che avrei scritto, quella era la mia storia.